La Settimana Santa a Belvedere Marittimo

Pagine del gruppo spontaneo de "I Fratilli", realizzate e curate da Antonio e Francesco Cuda

Storia e Tradizione

Ultimo aggiornamento: 09/05/2023  

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  • Storia, arte, tradizione e pietà popolare nei riti Quaresimali e nei riti della Settimana Santa

Molte cittadine centro-settentrionali italiane, conservano manifestazioni popolari tradizionali in costume con personaggi e figure emblematiche: il tutto come retaggio storico-culturale di un'epoca storica che molto poco ha interessato il meridione italiano: l'Epoca dei Comuni.
Le espressioni popolari del passato belvederese giunte sino a noi, sono tutta una serie di manifestazioni religiose classificabili sotto il termine di "pietà popolare" che, partendo dal “Pio Esercizio della Via Crucis in tempo di Quaresima”, raggiungono la massima espressione durante la Settimana Santa. Questa, liturgicamente, è la settimana più importante dell'anno ed è detta comunemente "Santa" per i grandi Misteri che in essa si commemorano: l'istituzione dell'Eucaristia, la Passione e la Morte del Signore nostro Gesù Cristo e la sua gloriosa Risurrezione.
 


 

 


               

Tra gli elementi artistici della pietà popolare di Belvedere Marittimo degni di nota, vi sono sei statue in cartapesta di scuola leccese (XVII sec.) utilizzate per la tradizionale processione dei Misteri.


La cartapesta fu considerata spesso un arte ‘minore’ probabilmente a causa della semplicità dei materiali utilizzati e delle tecniche necessarie a produrla e indicata come subalterna alle altre arti plastiche in quanto impiegata per l’elaborazione di bozzetti o apparati provvisori. E’ un materiale costituito da acqua, carta, gesso e colla, ottenuto grazie ad un processo di macerazione della carta in acqua e con l’aggiunta, a volte, di tele di lino o farina per aumentare lo spessore e rendere più solida la struttura della cartapesta. Le colle utilizzate possono essere di vario tipo: la cola vinilica, la colla di pesce in scaglie o in polvere e la colla di farina. La cartapesta venne impiegata già a partire dal Rinascimento, ma conobbe maggior fortuna tra il XVII e il XVIII secolo durante lo sviluppo dell’arte barocca della Controriforma, quando cominciarono ad essere realizzate opere ottenute con la lavorazione a strati della cartapesta.


La prima fase del procedimento era rappresentata dalla realizzazione di un modello in argilla sul quale veniva effettuata una colata di gesso per ottenere il negativo del calco all’interno del quale applicare le strisce di carta imbevute in acqua e colla facendole aderire al modello. Dopo molte ore necessarie all’asciugatura, si staccava il lavoro di cartapesta, lo si levigava con della carta vetrata e si procedeva quindi alla decorazione pittorica con colori acrilici o a tempera. Alla fine si concludeva la lavorazione con uno strato di vernice lucida per proteggere l’opera. La cartapesta è stata nei secoli simbolo della tradizione popolare, il termine stesso ha insito il senso dell’effimero, cioè di qualcosa di precario che con poco può essere distrutto, tuttavia è anche sinonimo di festa, basti pensare al carnevale o al teatro momento di festa per tutto il Rinascimento ed il Barocco.


Non si può nascondere però che sono state proprio la devozione popolare e il forte senso di religiosità a portare questo materiale nelle solenni processioni religiose e che proprio all’arte sacra si sono dedicati molti artisti affrontando le tematiche più importanti della Sacra Scrittura e realizzando così una sorta di “bibliapauperum”. Fu così che già a partire dal Rinascimento la cartapesta fu usata per realizzare statue sacre o da presepe e la diffusione del fenomeno passò ben presto dall’ambito fiorentino, senese e veneziano, all’Italia meridionale soprattutto in Campania, nel leccese  e nel salento come testimonia la bellezza delle innumerevoli opere conservate nelle chiese di Brindisi e Lecce.


Numerosi documenti rivelano che il ruolo svolto dalle confraternite, nella committenza di tali opere, fosse rilevante e anche se, dettate da esigenze di tipo devozionale o da motivazioni di prestigio, piuttosto che da scelte culturali, tali committenze sono quasi sempre testimonianze del livello e del gusto artistico di quell’epoca e rappresentano una consistente fetta del patrimonio architettonico, pittorico, lapideo e scultoreo. Le confraternite, a gara tra loro, sovente interrompevano i rapporti di collaborazione, finendo col dotarsi del necessario arredo sacro per assolvere autonomamente ai compiti della congrega nei servizi di culto. Sappiamo, inoltre, che ogni qualvolta venivano apportate modifiche alle statue di proprietà della confraternita si riteneva necessario verbalizzarlo nei Registri per “i posteri confratelli”.  

 

 

Considerando che la tradizione popolare, laddove non diventi tradizionalismo (e leda la dignità di Dio e dell'uomo), è praticamente la cultura stessa di un popolo, si può affermare che, nell'ambito geografico del meridione italiano si trovano spesso particolari espressioni di devozione in cui il popolo si riconosce e nelle quali si concentra e vive una ricerca di Dio e della fede, con tratti specifici e propri della nostra cultura (dai Documenti del Sinodo Diocesano). La Chiesa Cattolica è solita annoverare tali forme di "pietà popolare" in quelli che sono meglio definiti come "gli altri atti di culto".


La pietà popolare, con i suoi sentimenti e le sue manifestazioni tradizionali, costituisce un modo di vivere la propria fede da parte di molti fedeli, ma è anche e soprattutto, ricerca ed esperienza del mistero di Dio. Essa assume svariate forme personali e comunitarie tra cui l'esercizio della Via Crucis (dal Documento Sinodale del I° Sinodo Diocesano di San Marco Argentano - Scalea): in particolare a Belvedere Marittimo l'espressione più viva degli "altri atti di culto" è certamente quella che si lega alla tradizione popolare nell’esercizio della Via Crucis in tempo di Quaresima e nei riti della Settimana Santa.


Prendendo spunto da quanto indicato nel Documento Sinodale del I° Sinodo Diocesano di San Marco Argentano - Scalea, secondo cui è necessario rinnovare le forme della pietà popolare armonizzandole con la vita liturgica della Chiesa, il presente contributo si pone, senza alcuna particolare pretesa, come tentativo di valutazione dei riti belvederesi della Settimana Santa, purificandoli da elementi estranei al cristianesimo ed arricchendoli di valori evangelici ed ecclesiali in modo da contribuire alla maturità della vita dei fedeli e all'impegno nell'evangelizzazione.


Le pagine presenti, nascono anche con l'intento di diventare strumento per la comprensione delle varie celebrazioni della Settimana Santa di Belvedere Marittimo, oltre ad essere un mezzo per tutti coloro che vogliono conoscere un po' meglio gli aspetti della tradizione e della "pietà popolare" della nostra cittadina.

   


 

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