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La
Processione di penitenza al Calvario
Origini della Processione di
Penitenza
Non esiste una data precisa o un documento che attesti l’inizio della
processione di penitenza del Venerdì Santo mattina a Belvedere.
Considerando l’antichità delle statue e, in generale, della tradizione
delle processioni della Passione nel sud Italia sotto la dominazione
aragonese, la processione del venerdì potrebbe risalire addirittura al
Cinquecento o al Seicento. Mons. Cono Araugio, nel suo libro
Belloviderii (pp. 103-105), pone le origini delle sacre manifestazioni
nel XVI secolo (quantomeno prima della fondazione del Convento dei
Cappuccini, avvenuta nel 1595):
«Il fatto che questa
manifestazione popolare non attraversi il Convento dei Cappuccini mentre
tocca tutti gli altri luoghi di culto della Belvedere del tempo, deve
far pensare che all’epoca dell’istituzione di questa pia tradizione
religiosa tale convento non era stato ancora fondato. Inoltre seguendone
il percorso, che nei secoli è praticamente rimasto immutato, ci si può
anche rendere conto di quale doveva essere la viabilità interna ed
esterna della città. Quasi tutta la viabilità era segnata dalla presenza
delle scalinate sia dentro la città, che fuori le mura. Si apre così ai
nostri occhi il percorso della Via Crucis, era una manifestazione
religiosa penitenziale che percorreva e in parte continuava a percorrere
le strade del Cinquecento.
Uscita dalla Chiesa dell’Annunziata del Convento di Sant’Agostino [il
Santuario di Maria SS. delle Grazie] percorreva il Lanzo e attraversava
la Madonna del Pianto e sempre all’esterno delle mura attraversa la
Madonna dei Poveri, e per le Scale si incammina verso il Convento di
Gesù e Maria dei padri Minimi dell’Acquaro, lo attraversa, raggiunge il
Calvario e si avvia per il ritorno, probabilmente a quei tempi si
risaliva per le scale. Il percorso della lunga processione entra quindi
nella città per la Porta di Terra si inerpica per le scale sotto i
palazzi nobiliari, e al Prajo si effettua l’antico privilegio legato a
titolo autentico di Beneficio Perpetuo, oggi diventata tradizione
popolare: il fatto che la processione del Venerdì Santo rientrando dal
Calvario debba girare attorno all’allora palazzo del Principe, oggi
Clinica, creando così l’Incontrata.
I nobili non partecipavano a questa manifestazione popolare, ma avevano
potestà di dare delega anche per la loro penitenza quaresimale a qualche
povero, che poi beneficiavano con offerte. Si attraversava l’arco di San
Nicola Magno e tutto si concludeva nella Chiesa Madre e all’Annunziata
per prepararsi a vivere nella penitenza e nel digiuno la morte del
Signore».
Don Gian Franco Belsito inoltre, in La
pietà popolare come "luogo teologico" © 2024 Edizioni Cantagalli S.r.l. - Siena
(pag. 231),
aggiunge:
«La fatica di Cono Araugio ha
mostrato che le
statue
dei misteri, utilizzate per la rappresentazione
scenica della vita di Cristo, furono sostituite nel 1600 [a questo
secolo risalgono probabilmente le statue descritte nella Platea].
Quindi quest’uso è da ricercarsi in data ancora antecedente se si tiene
conto che una comunità le
statue
non le sostituisce prima di cento o centocinquant’anni.
L’origine storica della
processione
dei misteri a Belvedere è da collocare, dunque, nel tardo medio evo. Sicuramente alla
base di quest’opera di evangelizzazione, attraverso il dramma liturgico
della passione di Cristo, vi è da cogliere l’opera degli ordini
religiosi che Belvedere vedeva presenti sia nella famiglia degli
agostiniani che in quella dei francescani».
Fonti storiche sulla
Processione del Venerdì Santo
Nella Platea della
Congregazione di Maria SS. delle Grazie e Consolazione
(manoscritto del Notaio Crispino D'Alessandro risalente all'anno 1767)
troviamo:
«Cap.VII:
Pesi annuali di nostra Congregazione.
[...] (dal quarto capoverso di pag.
13):
Per anche è tenuta
in ogni giovedì santo celebrare la Cena e far la lavanda a dodici poveri
rappresentanti il Santo Apostolato con somministrar loro, mezzo tum° di grano, dodici
pani, e gna dieci ciascuno. La mattina di ogni venerdì santo sta obbligo la Sud.a Congregazione di fare la solita
Processione di penitenza con tutti li
Confrati vestiti di sacco, coll'invito di tutto il Clero Secolare e Regolare e
dell'altre Confrate Laicali: accompagnare li Sagri Misteri della dolorosa
Passione di nostro Sig.re Gesù Cristo e la Vergine Madre Addolorata per la
visita dei Santi Sepolcri tanto nelle chiese parrocchiali dentro la città
quanto in quelle di fuori dei Rev. P.P. Minimi e Cappuccini ed Agostiniani;
Parimenti va in dovere di mantenere avanti l’Altare di d.a Congregazione accesa
la lampada in ogni tempo, così di giorno come di notte, anche a tenore
dell’Antico Solito».
(Vedere anche pag. 236 del libro Belloviderii di Mons. Cono Araugio, edito da
“La Poligrafica” di Scalea, aprile 2006).
Questa è la prima fonte documentaria
che fa riferimento alla sacra manifestazione, chiamandola «solita
processione».
La conclusione che può trarsi (e che avvalora le considerazioni precedenti) è
che la
processione
di penitenza al Calvario risale certamente ad un’epoca
anteriore al 1767.
Da questo brano tratto da Memorie e studi sulla città di Belvedere Marittimo
(edito nel 1947), del prof. Vincenzo Nocito (pagg. 140-141), apprendiamo invece la presenza dei vattinti fino al 1872 (ma secondo il Padula 1860) e altre informazioni sulla
processione
all’inizio del XX secolo:
«Quest'ultima
in ispecie attira dai paesi vicini moltissimi fedeli. Vengono portate al
calvario distante dal paese circa un chilometro, molte
statue che
simboleggiano i misteri della passione di nostro Signore Gesù Cristo,
tra le quali spiccano l'Addolorata, S. Giovanni Evangelista e la
Veronica, che vi fu aggiunta nel 1911 per il dono che ne fece il pio
sacerdote prof. Francesco Valente. Al ritorno del Calvario la
processione va per le vie principali del paese, si ferma alquanto sulla
pianura detta Praio, oggi Largo Castel Ruggiero, e traversa un vicolo
dietro il palazzo dei sigg. Leo per un antico diritto di privilegio
costituito con titolo autentico in favore dell'ex principe di Belvedere,
allora proprietario di quel palazzo.
Fino all'anno 1872 fu conservata un'usanza religiosa che incuteva
terrore e veniva praticata solo da uomini. Molti per adempiere ad un
voto, si percuotevano pubblicamente con tappi di sughero irti di piccoli
vetri le gambe, le braccia, e il costato, ad imitazione di Cristo. Il
volgo li chiamava i vattinti, i quali avvolti in sacco per non farsi
conoscere seguivano a piedi nudi la processione e ogni tanto si
ripercuotevano bagnando le ferite con aceto. Questa usanza che fece
svenire più di una donna fu in quell'anno proibita ad iniziativa del
giudice Barbieri da Como e da quell'epoca non si è più ripetuta. Avvenne
però nel Venerdì Santo dell'anno seguente che alcuni incogniti andarono
di notte a percuotersi nel portone della casa abitata dal Barbieri,
spargendovi qua e là il sangue delle loro ferite. Io ricordo benissimo
il fatto e la barbara usanza degli anni precedenti.
Soleva andare per le vie del paese, dopo la cerimonia del Giovedì Santo
al Sepolcro e seguire la processione del Venerdì seguente un uomo in
veste rossa dando, ogni tanto, fiato ad una
tromba per simboleggiare uno di quei
giudei che andavano in cerca di Gesù per catturarlo. Ricordo che quest'uomo
era un tale Francesco Liparoti, soprannominato Ciciotto e dopo la sua
morte continuava lo stesso uffizio il primo dei suoi figli. Questa
usanza conservata da secoli fu abolita sotto il regime dell'arciprete
don Carmelo Leo nel 1945».
La processione: la strada verso il Calvario
Da scaricare:
Venerdì Santo Processione di Penitenza al Calvario
L'avvio alla
processione avviene nel Santuario Maria SS. delle Grazie e
Consolazione verso le 9.00, dopo la recita dell’Ora Terza e la "Velatio"
del Cristo morto nella Bara
mentre si esegue il canto "E' spirato". Uno squillo
della
tromba con il conseguente
risuonare dei firri,
maschitti, macinilli,
tocca-tocca e tric-trac dà inizio alla processione. Le tre
Croci di Passione delle confraternite
aprono la processione seguite dai fratilli, dal "Cristo"
e dalle 10
statue.
La
banda musicale è
posizionata tra la
statua de "il
Crocifisso" e quella de "la Bara del Cristo morto”. Salendo per Via
Annunciata e passando per il corso principale tra le due
piazze (piazza Dante e piazza Amellino), ci si reca, per uno stretto
vicolo, alla chiesa del SS. Crocifisso: entrati da una stretta porta
laterale la si attraversa uscendone dal portone principale. Si ritorna
sul corso principale tra le due piazze e si percorre tutta via XX
Settembre. Discendendo per un ripidissimo viottolo, composto da gradini
('i scal'),
si lascia il Centro Storico e si raggiunge rapidamente l'Acquaro.
Salendo per la strada che conduce alla chiesa di S. Francesco di Paola
al Seminario, si giungeva alla stessa chiesa. Attraversandola
interamente, ci si ritrovava di fronte una dura salita. Ma da qualche
anno, l'itinerario ha subito una piccola modifica: si percorre un tratto
di Via dei Padri Cappuccini per poi inerpicarsi per una dura salita.
La processione: la salita al Calvario e la
crocifissione
A breve distanza dal Centro Storico di Belvedere sorge infatti un
collinetta, il "Calvario": il monte, cioè, che ricorda il Golgota, il
luogo della crocifissione di Gesù Cristo. In occasione del Giubileo
Straordinario del 1933, su questo luogo venne eretta una croce in ferro
alta ca. 12 metri, alla base della quale una lapide in marmo riporta la
seguente iscrizione:
ADORAMUS TE, CHRISTE,
ET BENEDICIMUS TIBI,
QUIA PER SANCTAM CRUCEM TUAM
REDEMISTI MUNDUM
J. A. MCMXXXIII
A questo punto, alla testa della processione,
colui che rappresenta il
Cristo si
appresta ad affrontare la difficile salita dove cadrà per ben tre volte
e i fratilli, a cappuccio abbassato, lo
circondano come una catena umana. A ogni caduta suona la
tromba e i vari
strumenti le rispondono. Dopo la
terza caduta il resto della
processione con le
statue affronta la salita al
Calvario.
Via via che la processione giunge al Calvario si ricostruisce
la scena della Crocifissione e dell'Agonia di Cristo sulla croce: la
statua de "Il Crocifisso" viene issata sulla croce metallica mentre le
statue de "L'Addolorata" e di "San Giovanni Evangelista" vengono poste
sui due lati della croce, l'una a sinistra, l'altro a destra.
Per alcuni minuti il Predicatore si rivolge ai
fedeli con una breve omelia. Poi li benedice con un piccolo Crocifisso
che va riporre fra le braccia de "l'Addolorata".
Durante la pandemia di Covid-19 nel 2020 i
monumenti-simbolo di molti paesi e città d'Italia sono stati illuminati
con i colori della bandiera. Per Belvedere è stata scelta proprio la
Croce in ferro del Calvario, a rimarcare il profondo legame della
cittadina con la propria tradizione.
La processione: il ritorno alla
Chiesa delle Grazie
La
processione
riprende quindi il cammino per ritornare nel
Centro Storico di Belvedere Marittimo. Discendendo dal calvario sul lato
del Convento dei P.P. Cappuccini, si raggiunge nuovamente l'Acquaro per
ripercorrere via Antonio Pepe in senso inverso. Fino a pochi anni fa, si
affrontava poi la salita che porta alla chiesetta di S. Lucia per
ritornare su via XX Settembre e percorrerla in senso inverso.
Attraversata la Porta Medievale, si sale per via Maggiore Mistorni e dopo una
serie di vicoli si giunge a Largo Castel Ruggiero, dove sosta per qualche
minuto.
Nel riprendere il cammino
la processione procede alla volta di via S. Nicola, ma, mentre i
fratilli
e le prime otto
statue
attraversano uno stretto
vicolo, "L'Addolorata" e "San Giovanni Evangelista" si portano in via S.
Nicola dalla strada principale per attendere il passaggio delle altre
otto
statue
e ricongiungersi ad
esse (l'incontro o l'incontrata).
Don Gian Franco Belsito inoltre, in La
pietà popolare come "luogo teologico" © 2024 Edizioni Cantagalli S.r.l. - Siena
(pagg. 234-235),
aggiunge:
«Sulla via del ritorno, come i fedeli stessi hanno
testimoniato, ad un certo punto, la statua della Madonna, di San
Giovanni e il clero si separano dal resto della processione per dare
luogo poi al famoso Incontro (Il Cristo che incontra sua madre). La
rappresentazione può ideare ciò che è visibile ma non l’evento della
Risurrezione perché nessuno ha mai visto Cristo nell’atto del Risorgere.
Per questo qui si rappresenta con l’assenza. Infatti, in altri luoghi,
questa assenza è stata letta come una sorta di ricerca del Figlio da
parte della Madre. Il canovaccio che mette in scena il popolo, in
pratica, contiene l’annuncio della Morte e della Risurrezione. Si è
potuto notare, nelle testimonianze riportate, che il tutto avviene con
trasporto di sentimenti. I fedeli, attori e spettatori, diventano
destinatari e annunciatori del mistero della morte e Risurrezione di
Cristo. Il mistero dunque non viene solo rappresentato, ma partecipato e
persino immedesimato da parte dei fedeli. L’intero popolo si rende
presente a questa processione per assumere un ruolo di destinatario e
annunciatore insieme del Mistero della Morte e Risurrezione. L'annuncio
si fa richiesta di conversione ed è innegabile che tanti vivono
un’esperienza di fede autentica. Un’esperienza di fede popolare».
Il
Clero preceduto dalla omonima
Croce, modifica la propria collocazione
all’interno della
processione: dal precedere la statua della Addolorata,
passa a precedere la Bara del Cristo Morto e la
processione,
attraversando via Florello Dini e sostando sulla piazzetta antistante la
chiesa del S. Rosario, giunge alla chiesa matrice di S. Maria del
Popolo, ove vengono lasciate tre
statue: "Il Crocifisso", "L'Addolorata"
e "San Giovanni Evangelista" per la Commemorazione delle
Tre Ore d'Agonia che
avverrà in serata. Riattraversando la Porta Medievale, le sette
statue
rimaste attraversano il
corso principale tra le due piazze e scendono per via Annunciata sino a
giungere sul sagrato del Santuario Maria SS. delle Grazie e
Consolazione. Sono le 13.00 circa: i
fratilli
in ginocchio, salutano il rientro in chiesa delle sette
statue
rimaste battendosi il petto
con
i firri, mentre la
banda
suona la Jone ed al contempo
riecheggiano il suono della tromba
e
di tutti gli altri strumenti
della
tradizione popolare della Settimana Santa di Belvedere Marittimo.
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