La Settimana Santa a Belvedere Marittimo

Pagine del gruppo spontaneo de "I Fratilli", realizzate e curate da Antonio e Francesco Cuda

Processione al Calvario

Ultimo aggiornamento:  27/03/2024  

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  • La Processione di penitenza al Calvario

Origini della Processione di Penitenza

 

Non esiste una data precisa o un documento che attesti l’inizio della processione di penitenza del Venerdì Santo mattina a Belvedere. Considerando l’antichità delle statue e, in generale, della tradizione delle processioni della Passione nel sud Italia sotto la dominazione aragonese, la processione del venerdì potrebbe risalire addirittura al Cinquecento o al Seicento. Mons. Cono Araugio, nel suo libro Belloviderii (pp. 103-105), pone le origini delle sacre manifestazioni nel XVI secolo (quantomeno prima della fondazione del Convento dei Cappuccini, avvenuta nel 1595):


«Il fatto che questa manifestazione popolare non attraversi il Convento dei Cappuccini mentre tocca tutti gli altri luoghi di culto della Belvedere del tempo, deve far pensare che all’epoca dell’istituzione di questa pia tradizione religiosa tale convento non era stato ancora fondato. Inoltre seguendone il percorso, che nei secoli è praticamente rimasto immutato, ci si può anche rendere conto di quale doveva essere la viabilità interna ed esterna della città. Quasi tutta la viabilità era segnata dalla presenza delle scalinate sia dentro la città, che fuori le mura. Si apre così ai nostri occhi il percorso della Via Crucis, era una manifestazione religiosa penitenziale che percorreva e in parte continuava a percorrere le strade del Cinquecento.

Uscita dalla Chiesa dell’Annunziata del Convento di Sant’Agostino [il Santuario di Maria SS. delle Grazie] percorreva il Lanzo e attraversava la Madonna del Pianto e sempre all’esterno delle mura attraversa la Madonna dei Poveri, e per le Scale si incammina verso il Convento di Gesù e Maria dei padri Minimi dell’Acquaro, lo attraversa, raggiunge il Calvario e si avvia per il ritorno, probabilmente a quei tempi si risaliva per le scale. Il percorso della lunga processione entra quindi nella città per la Porta di Terra si inerpica per le scale sotto i palazzi nobiliari, e al Prajo si effettua l’antico privilegio legato a titolo autentico di Beneficio Perpetuo, oggi diventata tradizione popolare: il fatto che la processione del Venerdì Santo rientrando dal Calvario debba girare attorno all’allora palazzo del Principe, oggi Clinica, creando così l’Incontrata.

I nobili non partecipavano a questa manifestazione popolare, ma avevano potestà di dare delega anche per la loro penitenza quaresimale a qualche povero, che poi beneficiavano con offerte. Si attraversava l’arco di San Nicola Magno e tutto si concludeva nella Chiesa Madre e all’Annunziata per prepararsi a vivere nella penitenza e nel digiuno la morte del Signore».

 

Don Gian Franco Belsito inoltre, in La pietà popolare come "luogo teologico" (tesi di dottorato in Teologia Pastorale in corso di pubblicazione), aggiunge:

 

«La fatica di Cono Araugio ha mostrato che le statue dei misteri, utilizzate per la rappresentazione scenica della vita di Cristo, furono sostituite nel 1600 [a questo secolo risalgono probabilmente le statue descritte nella Platea]. Quindi quest’uso è da ricercarsi in data ancora antecedente se si tiene conto che una comunità le statue non le sostituisce prima di cento o centocinquant’anni. L’origine storica della processione dei misteri a Belvedere è da collocare, dunque, nel tardo medio evo. Sicuramente alla base di quest’opera di evangelizzazione, attraverso il dramma liturgico della passione di Cristo, vi è da cogliere l’opera degli ordini religiosi che Belvedere vedeva presenti sia nella famiglia degli agostiniani che in quella dei francescani».

 

 

Fonti storiche sulla Processione del Venerdì Santo

 

 


Nella Platea della Congregazione di Maria SS. delle Grazie e Consolazione (manoscritto del Notaio Crispino D'Alessandro risalente all'anno 1767) troviamo:

 

«Cap.VII: Pesi annuali di nostra Congregazione. [...] (dal quarto capoverso di pag. 13): Per anche è tenuta in ogni giovedì santo celebrare la Cena e far la lavanda a dodici poveri rappresentanti il Santo Apostolato con somministrar loro, mezzo tum° di grano, dodici pani, e gna dieci ciascuno. La mattina di ogni venerdì santo sta obbligo la Sud.a Congregazione di fare la solita Processione di penitenza con tutti li Confrati vestiti di sacco, coll'invito di tutto il Clero Secolare e Regolare e dell'altre Confrate Laicali: accompagnare li Sagri Misteri della dolorosa Passione di nostro Sig.re Gesù Cristo e la Vergine Madre Addolorata per la visita dei Santi Sepolcri tanto nelle chiese parrocchiali dentro la città quanto in quelle di fuori dei Rev. P.P. Minimi e Cappuccini ed Agostiniani; Parimenti va in dovere di mantenere avanti l’Altare di d.a Congregazione accesa la lampada in ogni tempo, così di giorno come di notte, anche a tenore dell’Antico Solito». (Vedere anche pag. 236 del libro Belloviderii di Mons. Cono Araugio, edito da “La Poligrafica” di Scalea, aprile 2006).

 

Questa è la prima fonte documentaria che fa riferimento alla sacra manifestazione, chiamandola «solita processione». La conclusione che può trarsi (e che avvalora le considerazioni precedenti) è che la processione di penitenza al Calvario risale certamente ad un’epoca anteriore al 1767.

Da questo brano tratto da Memorie e studi sulla città di Belvedere Marittimo (edito nel 1947), del prof. Vincenzo Nocito, apprendiamo invece la presenza dei vattinti fino al 1872 (ma secondo il Padula 1860) e altre informazioni sulla
processione all’inizio del XX secolo:

 

«Quest'ultima in ispecie attira dai paesi vicini moltissimi fedeli. Vengono portate al calvario distante dal paese circa un chilometro, molte statue che simboleggiano i misteri della passione di nostro Signore Gesù Cristo, tra le quali spiccano l'Addolorata, S. Giovanni Evangelista e la Veronica, che vi fu aggiunta nel 1911 per il dono che ne fece il pio sacerdote prof. Francesco Valente. Al ritorno del Calvario la processione va per le vie principali del paese, si ferma alquanto sulla pianura detta Praio, oggi Largo Castel Ruggiero, e traversa un vicolo dietro il palazzo dei sigg. Leo per un antico diritto di privilegio costituito con titolo autentico in favore dell'ex principe di Belvedere, allora proprietario di quel palazzo.
Fino all'anno 1872 fu conservata un'usanza religiosa che incuteva terrore e veniva praticata solo da uomini. Molti per adempiere ad un voto, si percuotevano pubblicamente con tappi di sughero irti di piccoli vetri le gambe, le braccia, e il costato, ad imitazione di Cristo. Il volgo li chiamava i vattinti, i quali avvolti in sacco per non farsi conoscere seguivano a piedi nudi la processione e ogni tanto si ripercuotevano bagnando le ferite con aceto. Questa usanza che fece svenire più di una donna fu in quell'anno proibita ad iniziativa del giudice Barbieri da Como e da quell'epoca non si è più ripetuta. Avvenne però nel Venerdì Santo dell'anno seguente che alcuni incogniti andarono di notte a percuotersi nel portone della casa abitata dal Barbieri, spargendovi qua e là il sangue delle loro ferite. Io ricordo benissimo il fatto e la barbara usanza degli anni precedenti.
Soleva andare per le vie del paese, dopo la cerimonia del Giovedì Santo al Sepolcro e seguire la processione del Venerdì seguente un uomo in veste rossa dando, ogni tanto, fiato ad una
tromba per simboleggiare uno di quei giudei che andavano in cerca di Gesù per catturarlo. Ricordo che quest'uomo era un tale Francesco Liparoti, soprannominato Ciciotto e dopo la sua morte continuava lo stesso uffizio il primo dei suoi figli. Questa usanza conservata da secoli fu abolita sotto il regime dell'arciprete don Carmelo Leo nel 1945».

 

     

 


 

 


 

La processione: la strada verso il Calvario

 

Da scaricare: Venerdì Santo Processione di Penitenza al Calvario


L'avvio alla processione avviene nel Santuario Maria SS. delle Grazie e Consolazione verso le 9.00, dopo la recita dell’Ora Terza e la "Velatio" del Cristo morto nella Bara mentre si esegue il canto "E' spirato". Uno squillo della tromba con il conseguente risuonare dei firri, maschitti, macinilli, tocca-tocca e tric-trac dà inizio alla processione. Le tre Croci di Passione delle confraternite aprono la processione seguite dai fratilli, dal "Cristo" e dalle 10 statue. La banda musicale è posizionata tra la statua de "il Crocifisso" e quella de "la Bara del Cristo morto”. Salendo per Via Annunciata e passando per il corso principale tra le due piazze (piazza Dante e piazza Amellino), ci si reca, per uno stretto vicolo, alla chiesa del SS. Crocifisso: entrati da una stretta porta laterale la si attraversa uscendone dal portone principale. Si ritorna sul corso principale tra le due piazze e si percorre tutta via XX Settembre. Discendendo per un ripidissimo viottolo, composto da gradini ('i scal'), si lascia il Centro Storico e si raggiunge rapidamente l'Acquaro. Salendo per la strada che conduce alla chiesa di S. Francesco di Paola al Seminario, si giungeva alla stessa chiesa. Attraversandola interamente, ci si ritrovava di fronte una dura salita. Ma da qualche anno, l'itinerario ha subito una piccola modifica: si percorre un tratto di Via dei Padri Cappuccini per poi inerpicarsi per una dura salita.

 


 

 


 

La processione: la salita al Calvario e la crocifissione


A breve distanza dal Centro Storico di Belvedere sorge infatti un collinetta, il "Calvario": il monte, cioè, che ricorda il Golgota, il luogo della crocifissione di Gesù Cristo. In occasione del Giubileo Straordinario del 1933, su questo luogo venne eretta una croce in ferro alta ca. 12 metri, alla base della quale una lapide in marmo riporta la seguente iscrizione:

 


 

ADORAMUS TE, CHRISTE,
ET BENEDICIMUS TIBI,
QUIA PER SANCTAM CRUCEM TUAM
REDEMISTI MUNDUM
 
J. A. MCMXXXIII
 

A questo punto, alla testa della processione, colui che rappresenta il Cristo si appresta ad affrontare la difficile salita dove cadrà per ben tre volte e i fratilli, a cappuccio abbassato, lo circondano come una catena umana. A ogni caduta suona la tromba e i vari strumenti le rispondono. Dopo la terza caduta il resto della processione con le statue affronta la salita al Calvario.

 

 

 

Via via che la processione giunge al Calvario si ricostruisce la scena della Crocifissione e dell'Agonia di Cristo sulla croce: la statua de "Il Crocifisso" viene issata sulla croce metallica mentre le statue de "L'Addolorata" e di "San Giovanni Evangelista" vengono poste sui due lati della croce, l'una a sinistra, l'altro a destra.

 

  

 

 

Per alcuni minuti il Predicatore si rivolge ai fedeli con una breve omelia. Poi li benedice con un piccolo Crocifisso che va riporre fra le braccia de "l'Addolorata".

 


 


 

Durante la pandemia di Covid-19 nel 2020 i monumenti-simbolo di molti paesi e città d'Italia sono stati illuminati con i colori della bandiera. Per Belvedere è stata scelta proprio la Croce in ferro del Calvario, a rimarcare il profondo legame della cittadina con la propria tradizione.

 

 


 

La processione: il ritorno alla Chiesa delle Grazie

 

 

 

 


La processione riprende quindi il cammino per ritornare nel Centro Storico di Belvedere Marittimo. Discendendo dal calvario sul lato del Convento dei P.P. Cappuccini, si raggiunge nuovamente l'Acquaro per ripercorrere via Antonio Pepe in senso inverso. Fino a pochi anni fa, si affrontava poi la salita che porta alla chiesetta di S. Lucia per ritornare su via XX Settembre e percorrerla in senso inverso. Attraversata la Porta Medievale, si sale per via Maggiore Mistorni e dopo una serie di vicoli si giunge a Largo Castel Ruggiero, dove sosta per qualche minuto.

 

 

 

Nel riprendere il cammino la processione procede alla volta di via S. Nicola, ma, mentre i fratilli e le prime otto statue attraversano uno stretto vicolo, "L'Addolorata" e "San Giovanni Evangelista" si portano in via S. Nicola dalla strada principale per attendere il passaggio delle altre otto statue e ricongiungersi ad esse (l'incontro o l'incontrata).

 

 

Don Gian Franco Belsito inoltre, in La pietà popolare come "luogo teologico" (tesi di dottorato in Teologia Pastorale in corso di pubblicazione), aggiunge:

 

«Sulla via del ritorno, come i fedeli stessi hanno testimoniato, ad un certo punto, la statua della Madonna, di San Giovanni e il clero si separano dal resto della processione per dare luogo poi al famoso Incontro (Il Cristo che incontra sua madre). La rappresentazione può ideare ciò che è visibile ma non l’evento della Risurrezione perché nessuno ha mai visto Cristo nell’atto del Risorgere. Per questo qui si rappresenta con l’assenza. Infatti, in altri luoghi, questa assenza è stata letta come una sorta di ricerca del Figlio da parte della Madre. Il canovaccio che mette in scena il popolo, in pratica, contiene l’annuncio della Morte e della Risurrezione. Si è potuto notare, nelle testimonianze riportate, che il tutto avviene con trasporto di sentimenti. I fedeli, attori e spettatori, diventano destinatari e annunciatori del mistero della morte e Risurrezione di Cristo. Il mistero dunque non viene solo rappresentato, ma partecipato e persino immedesimato da parte dei fedeli. L’intero popolo si rende presente a questa processione per assumere un ruolo di destinatario e annunciatore insieme del Mistero della Morte e Risurrezione. L'annuncio si fa richiesta di conversione ed è innegabile che tanti vivono un’esperienza di fede autentica. Un’esperienza di fede popolare».
 

 

Il Clero preceduto dalla omonima Croce, modifica la propria collocazione all’interno della processione: dal precedere la statua della Addolorata, passa a precedere la Bara del Cristo Morto e la processione, attraversando via Florello Dini e sostando sulla piazzetta antistante la chiesa del S. Rosario, giunge alla chiesa matrice di S. Maria del Popolo, ove vengono lasciate tre statue: "Il Crocifisso", "L'Addolorata" e "San Giovanni Evangelista" per la Commemorazione delle Tre Ore d'Agonia che avverrà in serata. Riattraversando la Porta Medievale, le sette statue rimaste attraversano il corso principale tra le due piazze e scendono per via Annunciata sino a giungere sul sagrato del Santuario Maria SS. delle Grazie e Consolazione. Sono le 13.00 circa: i fratilli in ginocchio, salutano il rientro in chiesa delle sette statue rimaste battendosi il petto con i firri, mentre la banda suona la Jone ed al contempo riecheggiano il suono della tromba e di tutti gli altri strumenti della tradizione popolare della Settimana Santa di Belvedere Marittimo.
 


 

 

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