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Cenni storici sul rito
Originariamente la Via Crucis, rito
che commemora e rivive le tappe del percorso di Cristo verso la
crocifissione, comportava la necessità di recarsi fisicamente in visita
a Gerusalemme, presso i luoghi della Passione di Gesù. Dal momento che
un tale pellegrinaggio era impossibile per molti (e divenne ancor più
difficile dopo la conquista ottomana della Terrasanta), vennero
introdotte rappresentazioni delle “stazioni” (gli episodi della
Passione) nelle chiese. Tale pratica popolare venne diffusa dai
pellegrini di ritorno dalla Terrasanta e principalmente dai Minori
Francescani che, dal 1342, avevano la custodia dei Luoghi Santi di
Palestina. Inizialmente la Via Crucis come serie di quattordici
"quadri/stazioni" disposti nello stesso ordine si diffuse in Spagna
nella prima metà del XVII secolo e venne istituita esclusivamente nelle
chiese dei Minori Osservanti e Riformati. Successivamente il papa
Clemente XII estese, con il Breve Exponi nobis del 1731, la facoltà di
istituire la Via Crucis anche nelle altre chiese, accordando a tutti i
fedeli che praticassero tale esercizio le stesse indulgenze concesse ai
visitatori della Via Crucis in Gerusalemme. Al fine di limitare la
diffusione incontrollata di tale pratica devozionale, Benedetto XIV
ricorse poco dopo ai ripari stabilendo, nel 1741, che non vi potesse
essere più di una Via Crucis per parrocchia.
La Via Crucis di San Leonardo
da Porto Maurizio a Belvedere Marittimo
Uno dei maggiori ideatori e propagatori della Via Crucis fu San Leonardo
da Porto Maurizio (1676-1751), frate minore francescano che, oltre ad
aver eretto almeno 572 Via Crucis in Italia, ne scrisse personalmente
svariate versioni testuali. A Belvedere Marittimo sono state utilizzate
almeno due differenti versioni delle Via Crucis di San Leonardo: una
attestata fino agli inizi del Novecento (attribuita al santo dal
manoscritto in cui è riportata), l’altra tuttora in uso (attribuzione sicura, verificata in
varie edizioni: si tratta di uno dei testi per Via Crucis più diffusi in
Italia).
Via Crucis (ancora in uso agli inizi del 1900) -
Via Crucis
(attualmente in uso)
È probabile che per un periodo le due
versioni abbiano coesistito, prima che quella “vecchia” cadesse in
disuso. Difficile ipotizzare i motivi della sostituzione, avvenuta
almeno dopo il 1903 (il manoscritto Un fiore a Maria SS.
delle Grazie
a firma Giovanni Fazio, conservato nel Santuario di Maria SS. delle
Grazie, contemporaneo o successivo a quell’anno, riporta la versione
antica). Tuttavia, la precedente versione ha lasciato due tracce in
quella attuale:
-
l’intermezzo “Gesù, Gesù
mio bene…”, cantato al posto di “Santa Madre…” nella Chiesa del S.
Rosario (e si tenga presente che in tale chiesa è stata celebrata la
prima Via Crucis di Belvedere);
-
il canto “Alla Croce”, XI
stazione della serie antica, che nell’ultima Via Crucis di Quaresima
sostituisce “A me ti volgi…”, tanto al Rosario quanto (per
estensione) alle Grazie. I motivi di tale “sopravvivenza” potrebbero
essere diversi: forse un affetto particolare per il vecchio canto o
la volontà di rimarcare fortemente il momento della crocifissione
nell’ultima Via Crucis (quella più vicina alla Settimana Santa)
tramite questa differenziazione. Tanto più che il canto Alla Croce
veniva e viene eseguito al Calvario il Venerdì Santo.
Non si conoscono gli autori delle
musiche, ma si può supporre siano locali.
Prime attestazioni del rito
nella chiesa del S. Rosario
Grazie a una Relazione scritta nel 1840 dal parroco di San Nicola
Magno (la futura Parrocchia dei Santi Giacomo e Nicola, oggi accorpata a
quella di Santa Maria del Popolo) don Vincenzo Nocito, conservata
nell’archivio parrocchiale e riportata da mons. Cono Araugio nel libro
Belloviderii,
sappiamo che a Belvedere il rito della Via Crucis era celebrato già nel
1815 nella Chiesa di San Giacomo (la Chiesa del Santo Rosario) ad opera
della Confraternita del S. Rosario (i Rosarianti):
«Dal 1815. Dacché la
Chiesa di San Nicola fu unita a quella di San Giacomo il Parroco pro
tempore ha fatto sempre la sua residenza nella prima Chiesa, perché più
atta alle sacre funzioni. La seconda fu poi occupata, con adesione del
parroco, dalla Confraternita del SS. Rosario […]. E finalmente con
l’esatto adempimento di tutte le cose religiose che le appartengono ha
saputo accrescere la devozione del Pio Esercizio della Via Crucis, in
questa Chiesa stabilita dal fu Parroco Don Nicola Maria Granata».
Apprendiamo poi dalla stessa fonte
che, nel 1832, l’arciprete della Chiesa di Santa Maria del Popolo
domandò che la Via Crucis celebrata nella Chiesa del Rosario fosse
traslata nella suddetta Chiesa Madre, per la moltitudine di fedeli che
partecipava al rito, ma il vescovo della diocesi Mons. Felice Greco non
acconsentì:
«Addì 27 gennaio 1832.
Il Sig. Arciprete Don Giuseppe Maria Granata veduta la gran folla del
popolo a siffatta Via Crucis, si avviò ad ottenere dal Sommo Pontefice
una traslocazione alla Chiesa Madre che officia un locale vasto assai,
ed anche perché nei Venerdì della Santa Quaresima (giorno fissato del
devoto esercizio) la predica Quaresimale pronuziandosi nella Chiesa
Arcipretale, avrebbe ben potuto combinarsi la Via Crucis anche con dirsi
che apparteneva sempre ai Rosarianti.
Il Vescovo della diocesi fu Felice Greco ordinò che non si fosse fatta
novità alcuna per non portar pregiudizio ad altri. Così fu eseguito e
non perdersene davantaggio».
Prime attestazioni del rito
nella chiesa di Maria SS. delle Grazie
Nel 1840 anche la Confraternita delle Grazie fece richiesta di poter
«installare una nuova Via Crucis» nella propria Chiesa, nominata nella
Relazione come “Chiesa di Sant’Agostino” per la presenza del convento
agostiniano (ma la chiesa, al tempo, era in realtà intitolata alla
Vergine Annunciata). Ma anche in questo caso il vescovo, con il parere
contrario dell’arciprete e degli altri parroci, non acconsentì. Questa è
la prima attestazione certa riguardante una Via Crucis celebrata al
Santuario di Maria SS. delle Grazie e Consolazione:
«Intesi pienamente di
queste cose i Confratelli di Maria SS. Delle Grazie, e singolarmente Don
Luigi Rubino, pria, e dopo di esser Sacerdote cappellano di questa
Congrega, domandano ed ottengono da Roma un Rescritto Pontificio per
istallare una nuova Via Crucis nella Chiesa detta di Sant’Agostino, oggi
di loro pertinenza.
Si accingono ad istallare; ma senza neppure farne inteso il Diocesano.
Si sentono i filiani del Parroco di San Giacomo, del Cappellano e Padre
Spirituale, dei più zelanti fratelli del SS. Rosario; ma intanto sordi
ad ogni voce, procedono solo a menare ad effetto il loro disegno
promosso poi con zelo dal Rev.do Rubino, sin a voler spedire la vettura
ad un Padre Riformato di Foscaldi in data di Febbraio di quest’anno
1840.
Avvisati di tutto ciò i S.ri Arciprete e Parroci ciascheduno per i
propri interventi sopra annunciati e per interesse di alcuni fratelli,
si dirigono dal Vescovo diocesano, il quale invia un Ufficio al Vicario
Foraneo portante questi versi: “il Cappellano della Grazia non facesse
nessuna novità in ordine alla Via Crucis sin ante ulteriori
disposizioni».
Da notare è poi che il manoscritto di inizio Novecento
Un fiore a Maria
SS. delle Grazie, scritto dall’allora priore Giovanni Fazio per
raccogliere devozioni e riti in uso presso la Confraternita di Maria SS.
delle Grazie e conservato nel Museo delle Confraternite presso il
Santuario, a proposito della Via Crucis riporta:
«Così anche nella
nostra Congrega da tempo immemorabile fu eretta la Via Crucis, per
praticarne l’esercizio in tutte le domeniche della Santa Quaresima e nel
1903 stante il deperimento dei quadri delle Stazioni e della dispersione
delle relative Croci, condizione indispensabile per lucrare le S.
Indulgenze, fu fatta la nuova canonica erezione dall’Ecc. Vescovo di San
Marco e Bisignano, come da attestato che segue».
Questo “tempo immemorabile” cui fa riferimento l’autore potrebbe essere
anche una semplice iperbole, tanto più che questa è una fonte
novecentesca, successiva alla relazione del parroco Nocito. Rimane però
certa la sostituzione delle precedenti stazioni rovinate con nuovi
quadri (tuttora presenti al Santuario), avvenuta nel 1903. La presenza
delle stazioni “fisiche” era infatti fondamentale, perché per
l’ottenimento dell’indulgenza bisognava sostare e meditare sotto ognuno
dei 14 quadri, come spiega l’autore del manoscritto:
«Per acquistare le
Indulgenze della Via Crucis non si richiede né confessione, né
comunione, ma basta: 1°. avere il cuore contrito; 2°. fare la visita di
tutte le 14 stazioni, passando dall’una all’altra, quando non si fosse
impedito dalla folla del popolo; 3°. fare qualche pia considerazione nel
particolare mistero che è ricordato su ciascuna stazione. È anche
consigliata ad ogni stazione la recita di un Pater, Ave e Gloria
preceduto dall’Adoramus Te Christe etc. e susseguita dal Miserere
nostri, Domine, miserere nostri etc. nonché di 5 Pater, Ave e Gloria
alle 5 piaghe del nostro Signore Gesù Cristo, e di un Pater, Ave e
Gloria per pregare secondo la mente del Sommo Pontefice».
Il manoscritto riporta anche l’attestato di erezione di queste nuove
stazioni, in latino, firmato dall’allora vescovo mons. Carlo Vicenzo
Ricotta:
«Vincentius Ricotta Dei
et Apostolicae Sedi Gratia Episcopus S. Marci et Bisinianen - Eidem
Sanctae Sedis immediate subiectus - Sacrae Theologiae Doctor - Abbas
Commendatarius SS. Petri et Donati ac utilis Dominus et Baron S. Sophiae
e(t) Mongrassani.
Vigore facultatis mihi commissae Ego Vincentius Ricotta Episcopus Sancti
Marci et Bisinianen Viam Crucis cum annexis Indulgentiis erexi in loco
ut supra in precibus etc: iuxta regulas a S. Indulgetiarum Congregatione
die 10 Maii 1742.
Belviderii die 2 Octobris 1903 = Vincentius Episcopus».
Ipotesi sull’antichità del
rito a Belvedere Marittimo
Non sono state trovate fonti che riportino date anteriori al 1815, ma
non è da escludere che il rito venisse celebrato già prima: a Belvedere
erano infatti presenti tanto i frati minori francescani (dal 1492),
ideatori del rito, quanto gli agostiniani (dal 1446, e proprio
all’attuale Santuario di Maria SS. delle Grazie). Oltretutto sappiamo
che tra il 1605 e il 1619 Belvedere fu dotata di numerose reliquie con
annesse indulgenze, fra cui due reliquie della Santa Croce (una della
Chiesa di San Giacomo - S. Rosario ed un'altra della Chiesa delle Grazie,
oggi entrambe conservate nel Museo delle Confraternite). Le reliquie della croce erano
regolarmente esposte alla Venerazione dei Fedeli durante le Via Crucis e la presenza dell’indulgenza
(su cui insiste anche il manoscritto Un fiore a Maria SS.
delle
Grazie) potrebbe indicare che da un certo punto in poi vi sia stato
abbinato il pio esercizio, seppur non nella forma attuale. (Vedere anche pag. 116/117 del libro
Belloviderii di Mons. Cono Araugio, edito da “La Poligrafica” di Scalea, aprile 2006).
Reliquie della S. Croce
Chiesa del SS Rosario
Chiesa di Maria SS delle Grazie
Le tre "Via Crucis" del centro storico
Al di là delle incertezze rilevate pare comunque che, nel 1841 (secondo
quanto riportato da mons. Cono Araugio nel libro Belloviderii), fu
stabilito che la Via Crucis fosse celebrata, in ogni settimana di
Quaresima:
-
il venerdì alla Chiesa
della Madonna del S. Rosario;
-
la domenica alla Chiesa di
Maria SS. delle Grazie;
-
il martedì alla Chiesa
Madre di Santa Maria del Popolo.
La Via Crucis del martedì nella
Chiesa Madre oggi non viene più celebrata: a partire dagli anni ’80 del XX secolo la celebrazione perse di regolarità. Fino al 2000 venne
mantenuta l’ultima Via Crucis di Santa Maria del Popolo, quella del
martedì santo, che veniva celebrata all’aperto per le vie del paese e a
volte rappresentata.
La Via Crucis del venerdì nella Chiesa del S. Rosario è ancora oggi
organizzata dalla Confraternita del S. Rosario, e fino agli anni 70’ del XX secolo i giovani animavano la celebrazione vestiti da
fratilli, con
i camici e i mantelli della confraternita. I più anziani belvederesi ricordano che
in origine erano i confratelli stessi ad animare il rito con l’uniforme
della congrega.
La Via Crucis della domenica nella Chiesa di Maria SS. delle Grazie
è
tuttora organizzata dalla Confraternita di Maria SS. delle Grazie.
L’ultima Via Crucis, la Domenica delle Palme, è oggi animata dal gruppo
dei
Fratilli adulti, vestiti ognuno con i propri camici e i mantelli.
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