La Settimana Santa a Belvedere Marittimo
Pagine del gruppo spontaneo de "I Fratilli", realizzate e curate da Antonio e Francesco Cuda
Ultimo aggiornamento: 23/06/2024 |
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Cenni storici sui penitenti
Al fine di permettere una più chiara comprensione dell'antico fenomeno delle congreghe o confraternite di penitenti e flagellanti, si può fare riferimento a quanto esposto in nell'articolo di Franco Ferlaino I nostri flagellanti apparso su Agorà del marzo 1995:
«Le discipline storiche e antropologiche hanno sempre
confermato che il pensiero escatologico dell'uomo si è spesso manifestato
attraverso riti sacrificali cruenti in tutte le epoche e in tutte le aree del
mondo. [...] La pietà cristiana ha fatto assurgere la flagellazione sanguinolenta ad un
livello più interiore: quello del pensiero simbolico e del mistero. Nei
numerosissimi momenti di crisi che costellano la storia del cristianesimo, la
sostanziale mortificazione personale è stata trasformata, più volte, nella
rappresentazione spettacolare del sacrificio. Numerosissimi sono i movimenti
penitenziali di massa [...] Per ricondurre quei fenomeni in un alveo ideologico cristiano la Chiesa
tentò di ricondurre la penitenza di massa verso una riservata pratica di mimesi cristica, organizzando tra il XIV° ed il XVI° secolo numerosissime congreghe
[riservate ai ceti medi e all'aristocrazia] di battenti, di battuti o di
disciplinati facendo praticare, per statuto, la mortificazione della carne nel
segreto delle cappelle confraternitali e nell'anonimato del saio col cappuccio.
[...] Con il Concilio di Trento (1564) e la "riforma cattolica"
[o Controriforma rispetto alla Riforma protestante di Lutero], si ebbero moti
penitenziali di massa: per arginare con maggiore fervore l'emorragia protestante
ed infondere un rinnovato interesse verso Dio e verso la Chiesa, furono promosse
nuove liturgie religiose e pratiche penitenziali.
[Tali pratiche penitenziali] nella storia
contemporanea del Meridione, persistettero anche quando, per interventi di
soppressione e di confisca dei beni ecclesiastici e confraternitali, i ceti medi
e medioalti abbandonarono le confraternite che cominciarono ad essere gremite da
fasce sociali subalterne. Conseguentemente si ebbe una ulteriore ripresa dei riti della flagellazione,
favorite anche da alcune fasce della Chiesa ancora legate al pensiero barocco ed
a un certo spirito popolareggiante della pratica religiosa di ispirazione
controriformistica. [...] Il definitivo distacco della Chiesa da tali pratiche penitenziali
(seconda metà del 1800) ha dato vita a quei noti fenomeni di decadimento dei
residuali gruppi congregazionali e soprattutto di diversificazione rituale che
hanno accompagnato e segnano ancor oggi i riti di flagellazione». Anche se è certo che Belvedere abbia registrato nel suo passato simili fenomeni di massa, vista la complessità e la persistenza nei secoli degli stessi, in assenza di documenti storici risulta impossibile datarne l'origine.
L'origine dei fratilli belvederesi
Alla croce delle "Grazie" uno dei personaggi storici della tradizione: Andrea Ferraro
Ne La pietà popolare come "luogo teologico" - © 2024 Edizioni Cantagalli S.r.l. Siena (pag. 233 e pag. 235), Don Gian Franco Belsito scrive:
«L’aspetto penitenziale è dato
dalla presenza scenica dei fratilli che ancora vestono un abito che
richiami loro il valore della penitenza. In questa vestizione avviene
una sorta di trapasso di nozioni tra generazioni. Il rivestire l’abito
della penitenza, che prevede anche il cappuccio, allo scopo di
nascondersi, e i
firri per percuotersi, stanno ad indicare il bisogno di
identificarsi con il Cristo sofferente. [...] Tanti si sono sentiti
spinti a rivestirsi come fratilli perché hanno avvertito un’aria di
famiglia: quella processione fatta di amici, di gente con la quale si è
cresciuti insieme. Un’intera comunità che avverte un’aria di famiglia
che, aggiungo io, solo chi è del paese può avvertire allo stesso modo.
Lo dicono i gesti, la partecipazione e i sentimenti carichi di ogni
partecipante. Non c’è solo pathos. C’è chi si identifica nel Cristo. C’è
un elemento di esteriorità prorompente ma non a discapito
dell’interiorità che caratterizza tutti i partecipanti. Non si può non
cogliere la compostezza e l’ordine che viene rispettato come un
cerimoniale molto rigido. Da un punto di vista antropologico è chiaro
che i fratilli depongono gli abiti dei disvalori, delle cadute
esistenziali per rivestire gli abiti del pentimento, di chi vuole
avvicinarsi a Cristo. Si compie un percorso imitando quello di Cristo
sulla via del Calvario per avvertire di essere richiamati alla
conversione. Si fa penitenza, si dichiara pubblicamente il proprio stato
di peccatore».
Il ruolo dei fratilli nelle processioni
Durante le processioni i fratilli, preceduti dalle tre Croci di Passione delle confraternite, secondo la tradizione, sono guidati da un capofratilli, o capofila, che è munito di un grosso bastone di legno: questo rappresenta la mazza priorale che costituisce il principale segno distintivo concesso al Priore di una confraternita. Il bastone, oltre a mantenere l'ordine nella "fila" dei fratilli, viene utilizzato che per segnalare alla testa della processione di sospendere (bastone in orizzontale) e di riavviare (bastone in verticale) il cammino.
Prima di ogni processione i fratilli del SS. Crocifisso e quelli del S.
Rosario, si recano sul sagrato del Santuario di Maria SS. delle Grazie e
Consolazione, in "fila" con la loro Croce di Passione, per riunirsi a quelli di Maria SS. delle Grazie. Al rientro delle processioni come segno di prostrazione,
tutti insieme si inginocchiano sul sagrato dello stesso Santuario percuotendosi
il petto al passaggio dei
Simulacri.
Subito dopo i fratilli del SS. Crocifisso e del SS. Rosario fanno
ritorno alle loro chiese di appartenenza.
Il gruppo dei fratilli adulti
Poiché col passare degli anni la figura del fratillo è stata assunta sempre più da bambini e da adolescenti, che in parte ne svuotavano il significato originario (in particolare quello relativo alla penitenza), Antonio Cuda, Oreste De Pietro e Francesco Gaglianone, organizzarono un'uscita a sorpresa nel 1986. La novità destò tanto interesse nei giovani che nel 1987 si costituì un gruppo spontaneo "unitario" di fratilli adulti, per ripristinare e mantenere viva la tradizione nei suoi caratteri più significativi e spirituali. I fratilli adulti, durante le due processioni serali completano la "fila" dei fratilli più piccoli, mentre durante la processione del Venerdì Santo mattina fanno ala a colui che, portando la croce sulle spalle, rappresenta il Cristo. I fratilli adulti hanno anche il compito di animare la "testa" delle processioni:
I Riti della Settimana Santa con i Fratilli
Venerdì Santo, 28 marzo 1986
È stato anche reintrodotto dagli stessi Fratilli l'utilizzo di uno degli oggetti tradizionali caduto in disuso con l'avvento della pubblica illuminazione: il lampione (in vetro e metallo) che fissato alla sommità di un bastone, veniva portato a mano dai fedeli per illuminare il cammino delle processioni nella notte. I fratilli ne fanno uso solo il Venerdì Santo sera durante la processione conclusiva.
I Fratilli in collaborazione con la Confraternita di Maria SS. delle Grazie e Consolazione, si sono fatti promotori di due mostre / esposizioni:
LA PROCESSIONE AL CALVARIO: IMMAGINI DAL NOSTRO PASSATO 1.a Mostra fotografica retrospettiva dal 23 marzo al 6 aprile 1997 - - - Maschitti, Macinilli, Muzzette e... Esposizione degli oggetti e degli strumenti della tradizione popolare
I MISTERI DELLA PASSIONE E LA PROCESSIONE DEL VENERDI' SANTO 2.a Mostra fotografica retrospettiva dal 28 marzo al 10 aprile 1999 - - - I firri di vattinti Esposizione degli oggetti e degli strumenti della tradizione popolare
In base al Documento Sinodale del I° Sinodo Diocesano
di San Marco Argentano - Scalea, considerando il fatto che le Confraternite, per
una loro maggiore apertura e sensibilità sociale, stanno riscoprendo il loro
carisma particolare e nuove vie di partecipazione attiva alla missione della
Chiesa nel servizio della carità (per cui la stessa Chiesa locale deve
incoraggiare la riorganizzazione di queste antiche istituzioni in modo tale che,
la riscoperta del loro specifico carisma in ordine al servizio della carità,
porti ad una nuova consapevolezza ed a un rinnovato dinamismo, in armonia con la
pastorale caritativa della diocesi e non contrapponendosi all'azione del
parroco, ma seguendo le sue direttive, in armonia con la dottrina della Chiesa,
in ambito liturgico, pastorale e nella pietà popolare), la ricostituzione di un
gruppo unitario dei fratilli acquista, quindi, un significato assai rilevante
sempre più da valorizzare.
Attestato di partecipazione de "I Fratilli" e Ricordino del 5° Cammino di Fraternità delle Diocesi di Calabria del 17 - 18 Ottobre 2009
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