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La Commemorazione delle Tre
Ore di Agonia e la Processione del Venerdì Santo sera
Cenni storici sulle Sette Parole
Le Sette Parole di Gesù in Croce costituivano, inizialmente, il testo di
composizioni musicali denominate Summae Passionis (sintesi della
narrazione della Passione dei quattro vangeli). Nel XVI secolo questo
specifico momento della Passione divenne musicalmente autonomo e
raggiunse grande interesse nel XVIII secolo, con adattamenti di numerosi
musicisti. La celebrazione delle Sette Parole si è successivamente
inserita in quella delle Tre ore di Agonia, che si svolge in varie
chiese il Venerdì Santo fra le 12 e le 15 (orario della morte di Cristo
sulla croce e inizio della messa In Passione Domini) o fra le 18 e le
21.
Cenni storici sulle Tre ore d’agonia
Scrive la studiosa tedesca Magda Marx-Weber nel suo studio
Musiche per
le tre ore di agonia di N.S.G.C. Una devozione italiana per il Venerdí
Santo nel tardo 18° secolo e nei primi dell’Ottocento:
«La Devozione "per le
tre ore dell’agonia" si è sviluppata nell’ambito della Compagnia di Gesù
a Lima, in Perù. Sono ritenuti suoi creatori due importanti gesuiti
peruviani, Francisco del Castillo (morto nel 1673) e Alonso Messia
Bedoya (1665–1732). Si pensa che dal 1660 circa sia stata celebrata
questa funzione religiosa del Venerdí Santo nella Chiesa Nuestra Señora
de los Desamparados di Lima. L’impulso a ciò fu dato da una immagine di
Gesù morente sulla croce (Santo Cristo de las Agonias) particolarmente
venerata in quella Chiesa. Le funzioni religiose dei gesuiti ivi tenute
erano così frequentate dalla gente del posto tanto che si rese
necessaria la costruzione di un nuovo edificio che poté esser consacrato
nel 1672.
Alonso Messia, in seguito Provinciale dei Gesuiti in Perú, pubblicò un
piccolo scritto con le contemplazioni, preghiere e canti della
devozione. Questo testo si è diffuso in innumerevoli edizioni e
traduzioni in molte lingue in tutto il mondo cristiano. La più antica
edizione spagnola che ci è nota risale al 1757 […]. In Europa questa
pratica è arrivata soltanto dopo la metà del 18° secolo e con tutta
probabilità ciò è da mettere in relazione con l’espulsione dei Gesuiti
dal Perú (1767).
La prima edizione italiana del 1786 porta il titolo: Divozione alle
Agonie del Nostro Redentore Gesù Cristo da praticarsi nel Venerdí Santo
Dedicata All’Em.o, Rv.mo Principe il Signor Cardinale Gregorio
Chiaramonti Vescovo d’Imola. La traduzione in italiano è di Francisco Javier Ceballos (Xavier Zevallos) S. J. Attivo presso il Colegio Máximo
di Lima e che dopo l’espulsione dei Gesuiti dal Perù finì a Imola [e
infatti alla Chiesa di Sant’Agata a Imola si fa risalire la prima
celebrazione del rito in Italia, n.d.r.]. Negli anni successivi, Pedro
Cordón S.J. ha ristampato la traduzione di Ceballos e inserito ulteriori
canti. È stata la Chiesa del Gesù, per prima a Roma, a riprendere questa
devozione. Molte altre chiese romane seguirono questo esempio,
soprattutto dopo che Pio VI l’11 febbraio 1789 aveva concesso
l’indulgenza plenaria a tutti coloro che vi partecipavano. L’edizione
romana del 1801 nomina già diciassette chiese dove veniva celebrata la
funzione del Venerdì Santo. [...] Con le edizioni italiane dell’opera di
Messia abbiamo davanti, per così dire, il libretto delle composizioni
delle Agonie. Nell’introduzione viene descritto in dettaglio lo
svolgimento della devozione. Inizia il Venerdì Santo alle 12 e deve
durare esattamente tre ore. Il crocifisso sull’altare è attorniato da
candele accese».
Tali libretti fanno presente che le
Tre Ore sono una liturgia impegnativa: deve durare esattamente tre ore,
e il celebrante dovrà affrettarsi o rallentare a seconda dell’andamento
della celebrazione:
«Qui si avverte che il
Direttore dee andarsi conformando al tempo, talché non ne manchi alle
Tre Ore, né sopravanzi, poiché questa divozione vuol terminarsi nel
tempo appunto che Gesú Cristo spirò: quindi o piú adagio dee andare, o
piú presto in quel che legga che reciti, come la misura del tempo
richiederà. Conoscendo che tuttavia ne rimanga assai, potrà framezzare
il canto de’ versi con una esortazioncella, o due, dove cadranno a
proposito, e impiegherà a questa maniera piú tempo per arrivare colla
divozione al termine delle tre Ore».
Magda Marx-Weber spiega che, se al termine del programma non fossero
ancora trascorse tre ore, il tempo rimanente sarebbe stato coperto con
l’aggiunta di altri canti, come il Vexilla Regis.
Il testo delle Sette Parole adottato a Belvedere è, in base a quanto
rilevato dal confronto con altre tradizioni che adottano il testo “dei
gesuiti”, proprio quello tradotto in italiano da Francisco Javier
Ceballos. Per molto tempo, tuttavia, i testi sono stati a lungo
attribuiti a Pietro Metastasio (1698-1782), che però era particolarmente
attento a definire la paternità dei suoi testi e non ha lasciato
documenti in tal senso. In effetti però, in entrambe le strofe della
Prima parola si ritrovano versi della parafrasi del Miserere di Metastasio: è probabile
che il traduttore si sia liberamente ispirato al grande poeta
settecentesco. Magda Marx-Weber rileva poi che Pedro Cordón ha aggiunto
ai versi di Ceballos sette sue più lunghe poesie (ciascuna di sei
strofe), che però non sono giunte nella tradizione belvederese.
L’adattamento musicale
Scriveva nel 1801 Joseph Haydn in
merito alla composizione dei suoi Septem verba Christi in Cruce (testo
riportato da Pauline D. Townsend, Joseph Haydn, Searle & Rivington,
1884):
«Una quindicina di anni
fa, mi è stato richiesto da un canonico di Cadice di comporre musica
strumentale sulle sette ultime parole del nostro Redentore sulla croce.
Era consuetudine presso la chiesa principale di Cadice tenere ogni anno
un oratorio durante la Quaresima, l’effetto della rappresentazione
veniva rafforzato dalle seguenti circostanze: pareti, finestre e colonne
della chiesa erano coperte da panni neri e solo una grande lampada
appesa al centro del tetto rompeva il buio solenne. A mezzogiorno, le
porte venivano chiuse e la cerimonia aveva inizio. Dopo un breve
servizio il vescovo saliva sul pulpito, pronunciava la prima delle sette
frasi e proseguiva con un commento. Terminatolo, lasciava il pulpito e
cadeva in ginocchio davanti all’altare. L’intervallo veniva riempito
dalla musica. In modo analogo poi il vescovo pronunciava la seconda
parola, poi la terza e cosí via. L’orchestra seguiva la conclusione di
ogni sermone. La mia composizione era soggetta a queste condizioni, e
non è stato dunque un compito facile comporre sette adagi della durata
di dieci minuti ciascuno, che richiamassero il testo e senza affaticare
gli ascoltatori».
Tra XVIII e XIX secolo musicarono poi
le Sette Parole nella traduzione italiana di Ceballos diversi maestri,
soprattutto di scuola napoletana, quali Giuseppe Giordani (1793), Nicola
Antonio Zingarelli (1825) e Saverio Mercadante (1838).
Per quanto riguarda le musiche belvedersi, invece, non è possibile
risalire all’autore. In tutta Italia si registrano diversi adattamenti
musicali delle Tre ore d’agonia ancora in uso sul web sono disponibili
diverse registrazioni di questi, ma nessuno corrisponde alla versione
belvederese. Molto probabilmente, come per la Via Crucis, si tratta di
composizioni locali (per quanto molto più complesse e liriche rispetto
agli adattamenti delle quattordici stazioni). Ad oggi, la celebrazione
del rito a Belvedere non dura tre ore, e ad ogni “parola” segue una
breve omelia del predicatore.
La Processione serale del Venerdì Santo
A completamento della
Processione
di
Penitenza al Calvario del Venerdì Santo mattina, la pietà popolare,
certamente in tempi più recenti, ha aggiunto un'altra processione da
inquadrare sempre nell'ambito del dramma liturgico della Passione e
Morte di Gesù Cristo: la Commemorazione delle Tre ore d’Agonia.
Nella chiesa di S. Maria del Popolo, la sera del
Venerdì Santo al termine della liturgia della Parola e dell’Adorazione
della Croce, inizia la Commemorazione delle Tre ore d’Agonia chiamata
anche Predica sulle Sette Parole di Gesù in Croce.
Nella chiesa si effettua una vera e propria istallazione del “Calvario”,
grazie alle
statue del Crocifisso,
dell'Addolorata e di S. Giovanni Evangelista, lasciate appositamente in
questa stessa chiesa il Venerdì Santo mattina, di ritorno dal Calvario.
La pratica consiste nel canto di versi ispirati alle parole pronunciate
da Gesù crocifisso e nelle meditazioni proposte del predicatore di
turno: un prologo cantato ed altri sette canti, ognuno per ogni Parola,
che precedono ed introducono le meditazioni omiletiche.
I TESTI DELLE SETTE
PAROLE |
LA MUSICA DELLE SETTE
PAROLE
(Antica partitura donata dal maestro Antonio Siciliano) |
Introduzione
Già trafitto in duro legno
dall'indegno popol rio
la grand'alma, un uomo Dio,
va, sul Golgota, a spirar,
va, sul Golgota, a spirar.
Voi che a
Lui fedeli siete
non perdete, o Dio, i momenti;
di Gesù, di Gesù gli ultimi accenti
dhe, venite ad ascoltar...
Dhe,
venite ad ascoltar.
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I - "Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno."
Di mille colpe reo, lo so Signor, io
sono:
non merito perdono, ne'l più il potrei
sperar...
Non merito perdono, ne'l più il potrei
sperar...
Ma senti quella voce che per me prega e
poi...
Lascia Signor se puoi, lascia di
perdonar!
Ma senti quella voce che per me prega e
poi...
Lascia Signor se puoi, lascia di
perdonar!
Lascia Signor se puoi, lascia di
perdonar!
Di perdonar! Di perdonar!
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II - "Oggi, sarai con me in Paradiso!"
Quando morte, coll'orrido artiglio,
la mia vita a predare venga.
La mia vita a predare venga.
Dhe, Signor, ti sovvenga di me.
Tu mi assisti nel fiero periglio
e deposta la squallida salma,
venga l'alma a regnare con Te...
a regnare con Te.
Tu mi assisti nel fiero periglio...
Tu mi assisti nel fiero periglio
e deposta la squallida salma,
venga l'alma a regnare con Te...
venga l'alma a regnar
con Te!
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III - "Donna, ecco tuo figlio. Figlio, ecco tua madre!"
Volgi, dhe, volgi a me il tuo ciglio
madre pietosa! Poiché amorosa!
Ma qual tuo figlio devi guardare.
Di tanto onore degno mi rendi,
del santo amore, tu il cor mi accendi.
Né un solo istante, freddo e
incostante,
ah! mai non sia, Gesù e Maria,
lasc'io d'amar, lasc'io d'amar.
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IV - "Dio mio! Dio mio! Perché mi hai abbandonato."
Dunque, dal Padre ancora, dal Padre
ancora
abbandonato sei.
Dunque, dal Padre ancora, dal Padre
ancora
abbandonato sei.
Ridotto t'ha l'amore a questo buon Gesù!
Ridotto t'ha l'amore a questo buon Gesù!
Ed io coi falli miei...
Per misero gioire, potrotti
abbandonare?
Potrotti abbandonare? Potrotti
abbandonar?
Piuttosto, o Dio, morire. Piuttosto, o
Dio morire!
No, non più peccar, non più peccar,
peccar non più,
peccar non più!
Non più, non più, non più peccar!
Non più, non più, non più peccar,
peccar non più!
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V - "Ho Sete!"
Qual giglio candido allorché il cielo
nemico negagli il fresco umor.
Il capo languido sul verde stelo
nel raggio fervido posa talor.
Fra mille spasimi, tal pur esangue,
di sete lagnasi il mio Signor.
Ov'è, ov'è quel barbaro che mentr'Ei
langue
il refrigerio di poche lacrime gli
neghi ancor...
gli neghi ancor!
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VI - "Tutto è compiuto."
L'alta impresa è già, è già compita.
L'alta impresa è già, è già compita.
E Gesù, e Gesù con braccio forte
negli abissi, negli abissi la ria morte
vincitor, vincitor precipitò.
Chi alla colpe ormai ritorna, ormai
ritorna,
della morte, della morte brama il regno
e di quella vita è indegno,
che Gesù ci ridonò. Che Gesù ci ridonò!
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VII - "Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito."
Jesus autem. Jesus autem, emissa voce
magna,
emissa voce magna, expiravit.
E Gesù morì! E Gesù morì!
Ricopresi di nero ammanto il cielo.
I duri sassi spezzansi. Si squarcia il
sacro velo.
E l'universo attonito compiange il suo
Signor!
Gesù morì! Gesù morì!
Insensibile, insensibile in mezzo a
tanto duolo...
...in mezzo a tanto duolo,
più dei macigni stupido, più dei
macigni stupido
resterà l'uomo solo... che coi suoi
falli origine,
che coi suoi falli origine fu del comun
dolor.
Gesù, Gesù, Gesù, Gesù morì.
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Nel frattempo i
fratilli,
dopo essersi radunati presso la Chiesa di Maria SS. delle Grazie e Consolazione per ricomporre la fila, sono giunti davanti la
Chiesa di Santa Maria del Popolo in tempo con la conclusione della Commemorazione dell'Agonia. Si ricompone così la processione, con in testa le tre
croci
delle confraternite
e i fratilli,
che fa ritorno nella Chiesa
di Maria SS delle Grazie e Consolazione accompagnata
dalla banda musicale
che esegue la marcia funebre Jone.
Al rientro della processione nella Chiesa di Maria
SS delle Grazie, i riti della Settimana Santa di Belvedere Marittimo, si
concludono con la Benedizione dei fedeli con la Reliquia della Santa
Croce e con il bacio della reliquia stessa durante l'esecuzione corale
dei canti della tradizione popolare.
Da scaricare:
Benedizione con la Reliquia della Croce e Adorazione
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