La Settimana Santa a Belvedere Marittimo

Pagine del gruppo spontaneo de "I Fratilli", realizzate e curate da Antonio e Francesco Cuda

Statue e statuanti

Ultimo aggiornamento:  26/03/2024  

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  • I Simulacri o Statue della Passione

 

I “Misteri” della Passione e Morte di nostro Signore Gesù Cristo

Il giornalista e scrittore Giorgio Leone, parlando delle Statue della Passione su Agorà del marzo 1995, «cioè quei simulacri che sfilano, per le vie di molte cittadine del Sud, tra il Giovedì ed il Sabato della Settimana Santa" espone uno dei concetti che, più di tanti altri, meglio definisce un elemento importante della nostra cultura popolare: «hanno una storia che si lega, a volte indissolubilmente, con quella della stessa comunità che le porta in spalla».

 

Ciò rende estremamente interessante l'intreccio di forme tipicamente religiose con aspetti della vita sociale delle nostre comunità. A Belvedere molti concittadini che vivono fuori regione o addirittura all'estero colgono l'occasione per visitare il proprio luogo di origine e restare qualche giorno con le proprie famiglie il Giovedì ed il Venerdì Santo, quando cioè, per antica tradizione di famiglia, devono portare a spalla una determinata statua, fare gli apostoli alla "lavanda dei piedi" durante la messa In Coena Domini, suonare la "Jone" con la Banda Musicale o vestirsi da fratilli. Certamente è presente l'aspetto tipicamente spirituale e devozionale, ma ciò che ancor di più traspare è un forte legame con il proprio luogo di origine, con la propria infanzia, con le proprie tradizioni e cultura, ed è proprio questo che rende più saldi e duraturi alcuni valori ed ideali che altrove sono praticamente scomparsi.

 

«Si può ben dire che il simulacro venga a sostituire una sacra rappresentazione vivente, di più remota origine, attraverso la quale pure si lega a pratiche ben diverse e lontane nel tempo. [...] Il nome di Misteri dato alle statue delle scene della Passione, potrebbe derivare, oltre che dall'uso del termine per la definizione dei motivi di contemplazione devota della vita di Gesù e della Madre, più attendibilmente dal termine col quale si designavano già dal Trecento drammi sacri in area franco-spagnola. Se con il termine di statue della Passione si vogliono intendere quelle relative ai rituali della Settimana Santa - e non tutte quelle raffiguranti "Cristo in Passione" disseminate nelle chiese - si potrebbero, in base alla particolarità delle stesse, costituire due gruppi ben distinti. Uno, che corrisponde alle manifestazioni più diffuse, risulterebbe costituito dalle sculture del Cristo Morto e dell'Addolorata; l'altro, invece, dai canonici "Misteri" che raffigurano appunto scene della Passione e che, generalmente, iniziano con quella del Cristo nell'Orto degli Ulivi e terminano con quella del Cristo Morto o con quella dell'Addolorata».

 

Stando quindi alla suddetta definizione di Giorgio Leone, le Statue della Passione di Belvedere Marittimo dovrebbero rientrare nel secondo gruppo indicato e quindi essere definite come "Misteri". La particolarità dei rituali di Passione belvederesi rispetto alle forme più diffuse, diventa anche un'altra testimonianza dell'antichità delle manifestazioni tipiche della Settimana Santa a Belvedere Marittimo.

 


Le dieci “statue della Passione” di Belvedere Marittimo


Le attuali "statue della Passione" sono conservate nel Santuario Maria SS. delle Grazie e Consolazione e vengono esposte alla vista dei fedeli dal Lunedì Santo (in passato, dal sabato che precede la Domenica delle Palme) sino alla seconda Domenica di Pasqua. In ordine di processione sono:
 

 

1) Gesù nell'orto del Getsemani, o più semplicemente Gesù all'orto: statua in cartapesta di scuola leccese (XVII - XVIII sec.).

 

  

 

 

2) L'Angelo Confortatore, o più semplicemente l'Angelo: statua in legno - componente il gruppo statuario dell'Annunziata (1670) - regge in una mano un calice in legno eseguito e donato il 04/03/1969 da Castellano Giuseppe. Dal 2008 viene introdotto il nuovo Angelo Confortatore in cartapesta in sostituzione di quello facente parte del gruppo statuario dell'Annunziata (1670) da poco restaurato nell'ambito dei lavori di ristrutturazione del Santuario (progetto Perrone/Saccà/Juliano approvato dalla Sovrintendenza di Cosenza), riaperto il 9 febbraio 2008.

 

   

 

  

 

    

3) La flagellazione, o più semplicemente Gesù alla colonna: statua in cartapesta di scuola leccese (XVII - XVIII sec.), restaurata nel 2009 a spese degli statuanti (famiglia Cristofaro) e con approvazione dalla Sovrintendenza di Cosenza.

 

  

 

 

4) Ecce Homo: statua in cartapesta di scuola leccese (XVII - XVIII sec.) restaurata nel 2009 a spese degli statuanti (Francesco Comiano) e con approvazione dalla Sovrintendenza di Cosenza.

 

  

 

    

5) Gesù cade sotto il peso della croce, o più semplicemente Gesù con la croce addosso: statua in cartapesta di scuola leccese (XVII - XVIII sec.).

 

 

 

6) La Veronica: statua in cartapesta donata nel 1911 dal sac. Francesco Valente.

 

  

 

 

7) Il Crocifisso: statua in cartapesta di scuola leccese (XVII - XVIII sec.) su croce in legno, restaurata nel 2008 a spese degli statuanti (Francesco Comiano) e con approvazione dalla Sovrintendenza di Cosenza.

 

  

 

La vecchia iscrizione (Titulus Crucis) presente sino al restauro del 2008

 

    

8) La Bara del Cristo morto, o più semplicemente La Bara: statua del Cristo in cartapesta di scuola leccese (XVII - XVIII sec.) e Angeli in cartapesta (XIX - XX sec.) restaurati nel 2009 a spese degli statuanti e con approvazione dalla Sovrintendenza di Cosenza - struttura in legno e vetro eseguita da Fiorillo Giuseppe nel 1913 a spese della Confraternita Maria SS. delle Grazie e Consolazione; restaurata e tappezzata internamente nel 1968 da Castellano Giuseppe a spese di Grosso Saverio; rifacimento della "coltre" (tappezzeria esterna) nel 1981 a spese di De Sio Enrico; recupero del velo nel 2009  a spese della Confraternita Maria SS. delle Grazie e Consolazione.

 

 

 

Il Cristo morto                                                                                      Particolari                                                                                                                        Gli Angeli

 

 

9) L'Addolorata: statua in legno rivestita di ammanto in velo nero - abito donato nel 1911 da Liporace Pasquale; velo donato nel 1961 da Liporace Pasquale; abito rifatto da alcune suore ricamatrici di Torino nel 1981 a spese della famiglia Liporace Pasquale.

 

  

 

 

10) S. Giovanni Evangelista, o più semplicemente San Giovanni: statua in cartapesta presente almeno dal 1911 (ma probabilmente precedente).

 

  

 

    

Cenni storici e ipotesi sulle statue belvederesi
 

Nella Platea della Congregazione di Maria SS. delle Grazie e Consolazione (manoscritto del Notaio Crispino D'Alessandro risalente all'anno 1767) si legge:

 

«Cap.VI: Si descrivono di sagre suppellettili, ori, argenti, scritture ed altro di nostra Congregazione a forma d'inventario [...] (dal penultimo capoverso di pag.10): Altra Veste di lutto col suo ammanto di velo nero e diadema di rame bianca servibile per la solita processione di penitenza del venerdì santo. Una barella indorata con due vitoni di ferro, con due sbarre o siano sdanghe da portarsi processionalmente la statua con quattro bastoni con di sopra forchette di ferro. Altre num.o sei statue di cartapista rappresentanti li Santi Misteri dolorosi della sagratissima Passione di nostro Signore Gesù Cristo; cioè all'Orto coll'Angelo Confortatore, alla Colonna ed Ecce Homo, con Croce sulle Spalle, con quattro barelle indorate, loro vitoni di ferro e necessarie sdanghe; Crocifisso grande con sua borza da portarsi più comodamente nelle processioni e Cristo morto sopra un tavolone seu feretro d'intaglio indorato e sue sdanghe ed una croce grande nuda servibili tutte per la processione del Venerdì santo per cui si sono spesi 116,34 ut in registro fol. 96. tergo. Quali statue si conservano dentro una camera di esso Monistero propriamente in quella accanto al Portone di esso che sta attaccato alla nostra Congregazione, ben serrata con tavole a forma di stipo per venir difese e riparate dalla polvere, atteso le antiche erano tutte deformate. Un abito di sangallo rosso e trombetta di rame gialla servibile alla processione del venerdì santo. Sei lampioni di rame bianco con loro asse. Un bastone col suo pomo d'avorio per il Priore. (...) Diecisette mozzette di scottino signorile nero, con altrettanti medaglioni di rame argentato colla sacra immagine della Vergine Madre di Consolazione e diecinove cappelli bianchi con loro cingoli e sei abiti di Confrati di tela bianchi» (Vedere anche pag. 231/232 del libro Belloviderii di Mons. Cono Araugio, edito da “La Poligrafica” di Scalea, aprile 2006).
 

 

Da quanto sopra possiamo trarre tali conclusioni:

  •  frasi come «la solita processione del venerdì santo» e «atteso che le antiche erano tutte deformate», sono una conferma all'ipotesi che a Belvedere Marittimo la processione del Venerdì Santo risale ad un’epoca di molto antecedente il 1767 (almeno agli inizi del XVI secolo secondo mons. Cono Araugio in Belloviderii, o addirittura al tardo medioevo, come ipotizza don Gian Franco Belsito in La mistica del popolo). Tutto ciò è avvalorato dal fatto che la tecnica di costruzione delle statue in cartapesta risale proprio al XVI secolo e la sostituzione delle antiche statue deformate deve essere avvenuta almeno dopo un centinaio di anni; Si consideri poi che la Confraternita di Maria SS. delle Grazie e Consolazione venne fondata nella seconda metà del 1400.

  •  se si eccettuano la statua de "la Veronica" e quella di “San Giovanni Evangelista” (già presente nel 1911 come testimoniato da foto d'epoca, ma non nell'inventario della Confraternita del 1767), le altre statue che oggi vengono portate in processione sono esattamente quelle elencate nell'inventario del 1767;

  •  discorso a parte va fatto per la statua de "l'Angelo Confortatore": la statua che portata in processione fino al 2008 è di manifattura barocca e fa parte del gruppo ligneo dell'Annunciazione: questo non può essere certo l'Angelo Confortatore di cui parla il Registro della Confraternita, in quanto quello viene considerato un tutt'uno con la statua di "Gesù all'orto". Probabilmente un piccolo angelo veniva sospeso alle spalle della statua più grande, come accade in molte altre rappresentazioni dell'Agonia del Getsemani presenti nella nostra regione. Tale angelo andò forse distrutto e venne quindi sostituito con quello già presente in chiesa.

  •  la «barella indorata» in cui oggi viene posta la statua de "l'Angelo", corrisponde per descrizione alle quattro indicate in inventario, mentre il «tavolone seu feretro d'intaglio indorato» in cui veniva posto il Cristo Morto è tuttora visibile nel Santuario delle Grazie, al di sotto dell'Altare de "l'Addolorata".

  •  il sistema di trasporto in processione ed i relativi "accessori" oggi utilizzati, sono rimasti gli stessi di quelli indicati nel 1767.

 

Per quanto riguarda la statua de "L'Addolorata", la Platea parla di: «Altra Veste di lutto col suo ammanto di velo nero e diadema di rame bianca servibile per la solita processione di penitenza del venerdì santo»: il passo riportato sembra descrivere la veste della Vergine, e non la statua in sé. Una statua di Maria è invece descritta nei paragrafi immediatamente precedenti a quello riferito alla "veste di lutto":

 

«Altra Statua con veste di drappo di seta fiorata, che si conserva dentro lo stipo di legname nel muro laterale di d.o Oratorio, con perucche due per d.a Statua e Bambino, rappresentante la Vergine Madre di Consolazione servibile per la sua Processione della di lei festività, e quarte Domeniche. Due altre vesti finite di drappo lino con oro, color ponsò col suo ammanto di velo bianco; e camicia di tela bianca».

 

Molto probabilmente la Platea si riferisce proprio al simulacro de "L'Addolorata" (solo altre due state della Vergine erano e sono presenti nel santuario di Maria SS. delle Grazie: la statua della Madonna delle Grazie, descritta precedentemente dal manoscritto, e la statua lignea della Vergine Annunciata, situata nella Cappella dell'Annunciata di competenza degli agostiniani e non della confraternita). Ne consegue che il simulacro venisse vestito a lutto proprio in occasione del Venerdì Santo, ma negli altri periodi dell'anno avesse a disposizione altre tre vesti e - almeno in alcuni momenti dell'anno - portasse sulle braccia il Bambino, e non il Crocifisso. Se è mai esistita a Belvedere una sacra rappresentazione legata alla Resurrezione di Cristo, non si può escludere che l'Addolorata, tolto il vestito di lutto, vi apparisse vestita a festa.

 

Per tutte le statue in cartapesta, si ha notizia di un restauro risalente al 1960 curato dal maestro Marino Giovanni da Trebisacce. Nel corso degli anni 2008 e 2009 le statue de "La Flagellazione", dell'"Ecce Homo",  de "Il Crocifisso" e del Cristo Morto e Angeli facenti parte della "Bara del Cristo Morto" sono state sottoposte a lavori di recupero e restauro.

 

 

Gli strumenti per il trasporto dei simulacri

 

 

 

Per il trasporto in processione le statue vengono poste e fissate in basi di legno oggi dette varette, nelle quali vengono successivamente inserite delle assi di legno dette varre al fine di rendere possibile il trasporto in processione a più persone per volta (almeno 4). Le varre vengono bloccate nelle varette dai cugni (ovvero dei piccoli cunei in legno). Sulle stesse varette si inseriscono dei lampioni (in vetro e metallo) che, oltre a svolgere la funzione di ceri votivi, nel passato assicuravano l'illuminazione notturna. L'interno delle varette viene cosparso di rami di olivo e di rosmarino. Inoltre, molti fedeli, hanno cura di porvi dei limoni che, oltre a simboleggiare l'asprezza della Passione di Cristo, vengono visti come auspicio di liberazione dalle sofferenze della vita.

 

 

Per due statue, però, va fatto un discorso a parte:

  •  Il Crocifisso, essendo di peso e dimensioni facilmente sopportabili da un individuo di forza e corporatura media, non viene fissato ad alcuna base (pur esistente e di nuova manifattura), ma viene portato in processione singolarmente dai fedeli che ne fanno richiesta per soli "tre passi", secondo un'antica tradizione, nei pressi della propria casa o di un luogo particolarmente caro al fedele che si fa carico del trasporto (praticamente: per brevi tratti).

  •  La Bara viene fissata al di sopra di una pedana in legno della pradella predisposta anch'essa all'inserimento delle varre per il trasporto e dei lampioni; la pradella viene ricoperta da una coltre di velluto rosso. Per il trasporto sono qui necessarie almeno 8 persone.

 


  • Gli "statuanti"

    Nel rispetto di un'antica tradizione che si tramanda da padre in figlio, alcuni fedeli si incaricano di trasportare "a spalla" la singole statue per tutta la durata delle processioni, divenendo così statuanti. Questi si distinguono dagli altri fedeli che partecipano alla processione portando spontaneamente a spalla le statue per brevi tratti, per il fatto che sono dotati di un particolare abbigliamento ed equipaggiamento:

  •  alcuni si rivestono di un camice bianco fermato ai fianchi da un cingolo;

  •  altri si coprono il capo con la "curauna" (corona) ricavata dall'intreccio di una pianta spinosa, l'asparagina, a mo' di casco.

  •  qualcuno, nel rispetto dell'antica tradizione, compie tutto il percorso della processione a piedi nudi;

  •  tutti (tranne gli statuanti de "l'Addolorata") sono muniti di un particolare bastone, detto crocchia, alla cui sommità è posto un forchettone metallico a forma di "U" che viene utilizzato per sorreggere la statua nei momenti di sosta.

Delle due statue che riproducono le due figure femminili, "La Veronica" e "L'Addolorata", come pure per "Il Crocifisso", si fanno carico del trasporto anche le donne, ma solo per la statua de "La Veronica", ultimamente, esiste un particolare abbigliamento che consiste in una veste di colore celeste. Al rientro della processione del Venerdì Santo mattina nella Chiesa di Maria SS. delle Grazie, gli statuanti ricevono i tortani benedetti. Infine, un particolare curioso: dopo il rientro della processione, gli statuanti sono soliti asciugare i propri sudori bevendo qualche sorso di una particolare bevanda alcolica, detta " 'a 'mbisculanza " (composto di anice e di rum).

                           

 

       

 

   

 

 


 

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