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I Simulacri o Statue della Passione
I “Misteri” della Passione e Morte di nostro
Signore Gesù Cristo
Il
giornalista e scrittore Giorgio Leone, parlando delle Statue della Passione su
Agorà del marzo 1995, «cioè quei simulacri che
sfilano, per le vie di molte cittadine del Sud, tra il Giovedì ed il Sabato
della Settimana Santa" espone uno dei concetti che, più di tanti altri,
meglio definisce un elemento importante della nostra cultura popolare: «hanno una storia che si lega, a volte indissolubilmente, con quella
della stessa comunità che le porta in spalla».
Ciò rende estremamente interessante
l'intreccio di forme tipicamente religiose con aspetti della vita sociale delle
nostre comunità. A Belvedere molti concittadini che vivono fuori regione o addirittura all'estero
colgono l'occasione per visitare il proprio luogo di origine e restare qualche
giorno con le proprie famiglie il
Giovedì ed il Venerdì Santo, quando cioè, per antica tradizione di famiglia,
devono portare a spalla una determinata statua, fare gli apostoli alla
"lavanda dei piedi" durante la messa In Coena Domini, suonare la "Jone" con la Banda Musicale
o vestirsi da fratilli. Certamente è presente l'aspetto tipicamente spirituale
e devozionale, ma ciò che ancor di più
traspare è un forte legame con il proprio luogo di origine, con la propria
infanzia, con le proprie tradizioni e cultura, ed è proprio questo che rende
più saldi e duraturi alcuni valori ed ideali che altrove sono
praticamente scomparsi.
«Si può ben dire che il
simulacro venga a sostituire una sacra rappresentazione vivente, di più
remota origine, attraverso la quale pure si lega a pratiche ben diverse
e lontane nel tempo. [...] Il nome di Misteri dato alle statue delle
scene della Passione, potrebbe derivare, oltre che dall'uso del termine
per la definizione dei motivi di contemplazione devota della vita di
Gesù e della Madre, più attendibilmente dal termine col quale si
designavano già dal Trecento drammi sacri in area franco-spagnola. Se
con il termine di statue della Passione si vogliono intendere quelle
relative ai rituali della Settimana Santa - e non tutte quelle
raffiguranti "Cristo in Passione" disseminate nelle chiese - si
potrebbero, in base alla particolarità delle stesse, costituire due
gruppi ben distinti. Uno, che corrisponde alle manifestazioni più
diffuse, risulterebbe costituito dalle sculture del Cristo Morto e
dell'Addolorata; l'altro, invece, dai canonici "Misteri" che raffigurano
appunto scene della Passione e che, generalmente, iniziano con quella
del Cristo nell'Orto degli Ulivi e terminano con quella del Cristo Morto
o con quella dell'Addolorata».
Stando quindi alla suddetta
definizione di Giorgio Leone, le Statue della Passione di Belvedere
Marittimo dovrebbero rientrare nel secondo gruppo indicato e quindi
essere definite come "Misteri". La particolarità dei rituali di Passione
belvederesi rispetto alle forme più diffuse, diventa anche un'altra
testimonianza dell'antichità delle manifestazioni tipiche della
Settimana Santa a Belvedere Marittimo.
Le dieci “statue della Passione” di Belvedere Marittimo
Le attuali "statue della Passione" sono conservate nel Santuario Maria
SS. delle Grazie e Consolazione e vengono esposte alla vista dei fedeli
dal Lunedì Santo (in passato, dal sabato che precede la Domenica delle
Palme) sino alla seconda Domenica di Pasqua. In ordine di processione
sono:
1)
Gesù nel Getsemani, o più semplicemente Gesù all'orto:
statua in cartapesta di scuola leccese (XVIII sec.).
2)
Angelo Confortatore, o più semplicemente l'Angelo: statua in legno -
componente il gruppo statuario dell'Annunziata (1670) - regge in una mano un
calice in legno eseguito e donato il 04/03/1969 da Castellano Giuseppe. Dal 2008 viene introdotto il nuovo Angelo
Confortatore in cartapesta in sostituzione di quello facente parte del
gruppo statuario dell'Annunziata
(1670) da poco restaurato nell'ambito dei lavori di
ristrutturazione del Santuario (progetto Perrone/Saccà/Juliano
approvato dalla Sovrintendenza di Cosenza), riaperto il 9
febbraio 2008.
3)
La flagellazione, o più semplicemente Gesù alla colonna: statua in
cartapesta di scuola leccese (XVIII sec.), restaurata nel 2009 a spese degli statuanti
(famiglia Cristofaro) e con approvazione
dalla Sovrintendenza di Cosenza.
4)
Ecce Homo: statua in cartapesta di scuola leccese (XVIII sec.)
restaurata nel 2009 a spese degli statuanti (Francesco Comiano) e con approvazione
dalla Sovrintendenza di Cosenza.
5)
Gesù cade con la croce, o più semplicemente Gesù con la
croce addosso: statua in cartapesta di scuola leccese (XVIII sec.).
6)
La Veronica: statua in cartapesta donata nel 1911 dal sac. Francesco
Valente.
7)
Gesù Crocifisso: statua in cartapesta di scuola leccese (XVIII sec.)
su croce in legno; restaurata nel 2008 a spese degli statuanti (Francesco Comiano)
e con approvazione dalla Sovrintendenza di
Cosenza.
La vecchia iscrizione (Titulus Crucis) presente sino al restauro del 2008
8)
La Bara del "Cristo morto e Angeli", o più semplicemente La Bara: statua del Cristo
in cartapesta di scuola leccese (XVIII sec.) e Angeli in
cartapesta (XVIII - XIX sec.) restaurati nel 2009 a spese degli statuanti e con approvazione
dalla Sovrintendenza di Cosenza - struttura in legno e vetro eseguita da Fiorillo Giuseppe nel 1913 a
spese della Confraternita Maria SS. delle Grazie e Consolazione; restaurata e
tappezzata internamente nel 1968 da Castellano Giuseppe a spese di Grosso
Saverio; rifacimento della "coltre" (tappezzeria esterna) nel 1981 a spese di De Sio Enrico;
recupero del velo nel 2009 a spese della Confraternita Maria SS. delle
Grazie e Consolazione.
Il Cristo morto
Particolari
Gli Angeli
9)
B.V. Maria Addolorata: manichino a gabbia vestito di ammanto in velo nero
(XVII sec.) - abito
donato nel 1911 da Liporace Pasquale; velo donato nel 1961 da Liporace Pasquale;
abito rifatto da alcune suore ricamatrici di Torino nel 1981 a spese della
famiglia Liporace Pasquale.
10)
S. Giovanni Apostolo, o più semplicemente San Giovanni: statua in
cartapesta presente almeno dal 1911 (ma probabilmente precedente).
Cenni storici e ipotesi sulle statue belvederesi
Nella
Platea della Congregazione di Maria SS. delle Grazie e Consolazione
(manoscritto del Notaio Crispino D'Alessandro risalente all'anno 1767) si legge:
«Cap.VI:
Si descrivono di sagre suppellettili, ori, argenti, scritture ed altro di nostra
Congregazione a forma d'inventario
[...]
(dal penultimo capoverso di
pag.10): Altra Veste di lutto col suo ammanto di velo nero e diadema di rame
bianca servibile per la solita processione di penitenza del venerdì santo. Una
barella indorata con due vitoni di ferro, con due sbarre o siano sdanghe da
portarsi processionalmente la statua con quattro bastoni con di sopra forchette
di ferro. Altre num.o sei statue di cartapista rappresentanti li Santi Misteri
dolorosi della sagratissima Passione di nostro Signore Gesù Cristo; cioè
all'Orto coll'Angelo Confortatore, alla Colonna ed Ecce Homo, con Croce sulle
Spalle, con quattro barelle indorate, loro vitoni di ferro e necessarie sdanghe;
Crocifisso grande con sua borza da portarsi più comodamente nelle processioni e
Cristo morto sopra un tavolone seu feretro d'intaglio indorato e sue sdanghe ed
una croce grande nuda servibili tutte per la processione del Venerdì santo per
cui si sono spesi 116,34 ut in registro fol. 96. tergo. Quali statue si conservano
dentro una camera di esso Monistero propriamente in quella accanto al Portone
di esso che sta attaccato alla nostra Congregazione, ben serrata con tavole a forma
di stipo per venir difese e riparate dalla polvere, atteso le antiche erano
tutte deformate. Un abito di sangallo rosso e trombetta di rame gialla servibile
alla processione del venerdì santo. Sei lampioni di rame bianco con loro asse.
Un bastone col suo pomo d'avorio per il Priore. (...) Diecisette mozzette di scottino signorile nero, con altrettanti medaglioni di
rame argentato colla sacra immagine della Vergine Madre di Consolazione e diecinove cappelli bianchi con loro cingoli e sei abiti di Confrati di tela
bianchi» (Vedere anche pag.
231/232 del libro Belloviderii di Mons. Cono Araugio, edito da “La
Poligrafica” di Scalea, aprile 2006).
Da quanto sopra possiamo trarre tali
conclusioni:
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frasi come «la solita processione del venerdì santo» e
«atteso che le antiche
erano tutte deformate», sono una conferma all'ipotesi che a Belvedere Marittimo
la processione del Venerdì Santo risale ad un’epoca di molto antecedente il 1767
(almeno agli inizi del XVI secolo secondo mons. Cono Araugio in
Belloviderii, o addirittura al tardo medioevo, come ipotizza
don Gian Franco Belsito in La mistica del popolo). Tutto ciò è avvalorato dal
fatto che la tecnica di costruzione delle statue in cartapesta risale proprio
al XVI secolo e la sostituzione delle antiche statue deformate deve essere
avvenuta almeno dopo un centinaio di anni; Si consideri poi che la Confraternita di Maria SS. delle Grazie e
Consolazione venne fondata nella seconda metà del 1400.
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se si eccettuano la statua de "la Veronica" e quella di “San Giovanni
Evangelista” (già presente nel 1911 come testimoniato da foto d'epoca, ma non
nell'inventario della Confraternita del 1767), le altre statue che oggi vengono
portate in processione sono esattamente quelle elencate nell'inventario del
1767;
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discorso a parte va fatto per la statua de "l'Angelo Confortatore": la statua
che portata in processione fino al 2008 è di manifattura barocca e fa parte del
gruppo ligneo dell'Annunciazione: questo non può essere certo l'Angelo
Confortatore di cui parla il Registro della Confraternita, in quanto quello
viene considerato un tutt'uno con la statua di "Gesù all'orto". Probabilmente un
piccolo angelo veniva sospeso alle spalle della statua più grande, come accade
in molte altre rappresentazioni dell'Agonia del Getsemani presenti nella nostra
regione. Tale angelo andò forse distrutto e venne quindi sostituito con quello
già presente in chiesa.
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la «barella indorata» in cui oggi viene posta la statua de "l'Angelo",
corrisponde per descrizione alle quattro indicate in inventario, mentre il
«tavolone seu feretro d'intaglio indorato» in cui veniva posto il Cristo Morto è
tuttora visibile nel Santuario delle Grazie, al di sotto dell'Altare de
"l'Addolorata".
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il sistema di trasporto in processione ed i relativi "accessori" oggi
utilizzati, sono rimasti gli stessi di quelli indicati nel 1767.
Per quanto riguarda la statua de
"L'Addolorata", la Platea parla di: «Altra Veste di lutto col
suo ammanto di velo nero e diadema di rame bianca servibile per la
solita processione di penitenza del venerdì santo»: il passo
riportato sembra descrivere la veste della Vergine, e non la statua in
sé. Una statua di Maria è invece descritta nei paragrafi immediatamente
precedenti a quello riferito alla "veste di lutto":
«Altra Statua con veste di
drappo di seta fiorata, che si conserva dentro lo stipo di legname nel
muro laterale di d.o Oratorio, con perucche due per d.a Statua e
Bambino, rappresentante la Vergine Madre di Consolazione servibile per
la sua Processione della di lei festività, e quarte Domeniche. Due altre
vesti finite di drappo lino con oro, color ponsò col suo ammanto di velo
bianco; e camicia di tela bianca».
Molto probabilmente la Platea
si riferisce proprio al simulacro de "L'Addolorata" (solo altre due
state della Vergine erano e sono presenti nel santuario di Maria SS.
delle Grazie: la statua della Madonna delle Grazie, descritta
precedentemente dal manoscritto, e la statua lignea della Vergine
Annunciata, situata nella Cappella dell'Annunciata di competenza degli
agostiniani e non della confraternita). Ne consegue che il simulacro
venisse vestito a lutto proprio in occasione del Venerdì Santo, ma negli
altri periodi dell'anno avesse a disposizione altre tre vesti e - almeno
in alcuni momenti dell'anno - portasse sulle braccia il Bambino, e non
il Crocifisso. Se è mai esistita a Belvedere una sacra rappresentazione
legata alla Resurrezione di Cristo, non si può escludere che
l'Addolorata, tolto il vestito di lutto, vi apparisse vestita a festa.
Per tutte le statue in
cartapesta, si ha notizia di un restauro risalente al 1960 curato dal
maestro Marino Giovanni da Trebisacce. Nel corso degli anni 2008 e 2009
le statue de "La Flagellazione", dell'"Ecce Homo",
de "Il Crocifisso"
e del Cristo Morto e Angeli facenti parte della "Bara del Cristo Morto"
sono state sottoposte a lavori di recupero e restauro.
Esposizione permanente dei simulacri della
"Processione dei Misteri"
Presso il Santuario di Maria SS. delle Grazie e Consolazione
dal mese di aprile 2024 è
possibile visitare l'esposizione permanente di tutte i simulacri
della "Processione dei Misteri". Il Crocifisso e l'Addolorata da
sempre restano esposti per tutto l'anno nella chiesa. Nel mese
di
dicembre 2023 è stato nuovamente esposto il Cristo Morto nella
propria nicchia al di sotto l'Altare della B.V. Maria Addolorata.
Il 12 aprile 2024, nella
cappella sulla destra dell'altare maggiore (ex Cappella
dell'Annunciazione), è stata completata
l'esposizione di tutti i rimanenti simulacri componenti la
"Processione dei Misteri".
Sono state anche predisposte delle targhette
riportanti il nome esatto del simulacro, la composizione dello
stesso, nonché la datazione storica. Tali targhette sono state
fissate alle singole basi in cui le statue vengono poste per il
trasporto in processione e sono attualmente esposte.
Gli strumenti per il trasporto dei
simulacri
Per il trasporto in processione le statue vengono poste e fissate in basi di
legno oggi dette varette, nelle quali vengono successivamente inserite delle
assi di legno dette varre al fine di rendere possibile il trasporto in
processione a più persone per volta (almeno 4). Le varre vengono
bloccate nelle varette dai cugni (ovvero dei piccoli cunei in
legno). Sulle stesse varette si inseriscono dei lampioni (in vetro
e metallo) che, oltre a svolgere la funzione di ceri votivi, nel passato
assicuravano l'illuminazione notturna. L'interno delle varette viene
cosparso di rami di olivo e di rosmarino. Inoltre, molti fedeli, hanno cura di
porvi dei limoni che, oltre a simboleggiare l'asprezza della Passione di Cristo,
vengono visti come auspicio di liberazione dalle sofferenze della vita.
Per due
statue, però, va fatto un discorso a parte:
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Il Crocifisso, essendo di peso e dimensioni facilmente sopportabili da un
individuo di forza e corporatura media, non viene fissato ad alcuna base (pur
esistente e di nuova manifattura), ma viene portato in processione singolarmente
dai fedeli che ne fanno richiesta per soli "tre passi", secondo
un'antica tradizione, nei pressi della propria casa o di un luogo
particolarmente caro al fedele che si fa carico del trasporto (praticamente: per
brevi tratti).
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La Bara viene fissata al di sopra di una pedana in legno della pradella
predisposta anch'essa all'inserimento delle varre per il trasporto e dei
lampioni; la pradella viene ricoperta da una coltre di velluto
rosso. Per il trasporto sono qui necessarie almeno 8 persone.
Nel rispetto di un'antica tradizione che si tramanda da padre in
figlio, alcuni fedeli si incaricano di trasportare "a spalla" la singole statue
per tutta la durata delle processioni, divenendo così statuanti. Questi si
distinguono dagli altri fedeli che partecipano alla processione portando
spontaneamente a
spalla le statue per brevi tratti, per il fatto che sono dotati di un
particolare abbigliamento ed equipaggiamento:
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alcuni si rivestono di un camice bianco fermato ai fianchi da un cingolo;
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altri si coprono il capo con la "curauna"
(corona) ricavata dall'intreccio di una
pianta spinosa, l'asparagina, a mo' di casco.
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qualcuno,
nel rispetto dell'antica tradizione, compie tutto il percorso della
processione a piedi nudi;
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tutti
(tranne gli statuanti de "l'Addolorata") sono muniti di un
particolare bastone, detto crocchia, alla cui sommità
è posto un forchettone metallico a forma di "U" che viene utilizzato
per sorreggere la statua nei momenti di sosta.
Delle
due statue che riproducono le due figure femminili, "La Veronica" e
"L'Addolorata", come pure per "Il Crocifisso", si fanno
carico del trasporto anche le donne, ma solo per la statua de "La
Veronica", ultimamente, esiste un particolare abbigliamento che consiste in
una veste di colore celeste. Al rientro della
processione del Venerdì Santo mattina nella Chiesa di Maria SS. delle Grazie,
gli statuanti ricevono i tortani benedetti. Infine, un particolare
curioso: dopo il rientro della processione, gli statuanti sono soliti asciugare i
propri sudori bevendo qualche sorso di una particolare bevanda alcolica,
detta " 'a 'mbisculanza " (composto di anice e di rum).
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