La Settimana Santa a Belvedere Marittimo

Pagine del gruppo spontaneo de "I Fratilli", realizzate e curate da Antonio e Francesco Cuda

Il Venerdi' Santo sera

Ultimo aggiornamento:  26/03/2024  

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  • La Commemorazione delle Tre Ore di Agonia e la Processione del Venerdì Santo sera

 

Cenni storici sulle Sette Parole


Le Sette Parole di Gesù in Croce costituivano, inizialmente, il testo di composizioni musicali denominate Summae Passionis (sintesi della narrazione della Passione dei quattro vangeli). Nel XVI secolo questo specifico momento della Passione divenne musicalmente autonomo e raggiunse grande interesse nel XVIII secolo, con adattamenti di numerosi musicisti. La celebrazione delle Sette Parole si è successivamente inserita in quella delle Tre ore di Agonia, che si svolge in varie chiese il Venerdì Santo fra le 12 e le 15 (orario della morte di Cristo sulla croce e inizio della messa In Passione Domini) o fra le 18 e le 21.
 

 

 

Cenni storici sulle Tre ore d’agonia


Scrive la studiosa tedesca Magda Marx-Weber nel suo studio Musiche per le tre ore di agonia di N.S.G.C. Una devozione italiana per il Venerdí Santo nel tardo 18° secolo e nei primi dell’Ottocento:


«La Devozione "per le tre ore dell’agonia" si è sviluppata nell’ambito della Compagnia di Gesù a Lima, in Perù. Sono ritenuti suoi creatori due importanti gesuiti peruviani, Francisco del Castillo (morto nel 1673) e Alonso Messia Bedoya (1665–1732). Si pensa che dal 1660 circa sia stata celebrata questa funzione religiosa del Venerdí Santo nella Chiesa Nuestra Señora de los Desamparados di Lima. L’impulso a ciò fu dato da una immagine di Gesù morente sulla croce (Santo Cristo de las Agonias) particolarmente venerata in quella Chiesa. Le funzioni religiose dei gesuiti ivi tenute erano così frequentate dalla gente del posto tanto che si rese necessaria la costruzione di un nuovo edificio che poté esser consacrato nel 1672.

Alonso Messia, in seguito Provinciale dei Gesuiti in Perú, pubblicò un piccolo scritto con le contemplazioni, preghiere e canti della devozione. Questo testo si è diffuso in innumerevoli edizioni e traduzioni in molte lingue in tutto il mondo cristiano. La più antica edizione spagnola che ci è nota risale al 1757 […]. In Europa questa pratica è arrivata soltanto dopo la metà del 18° secolo e con tutta probabilità ciò è da mettere in relazione con l’espulsione dei Gesuiti dal Perú (1767).

La prima edizione italiana del 1786 porta il titolo: Divozione alle Agonie del Nostro Redentore Gesù Cristo da praticarsi nel Venerdí Santo Dedicata All’Em.o, Rv.mo Principe il Signor Cardinale Gregorio Chiaramonti Vescovo d’Imola. La traduzione in italiano è di Francisco Javier Ceballos (Xavier Zevallos) S. J. Attivo presso il Colegio Máximo di Lima e che dopo l’espulsione dei Gesuiti dal Perù finì a Imola [e infatti alla Chiesa di Sant’Agata a Imola si fa risalire la prima celebrazione del rito in Italia, n.d.r.]. Negli anni successivi, Pedro Cordón S.J. ha ristampato la traduzione di Ceballos e inserito ulteriori canti. È stata la Chiesa del Gesù, per prima a Roma, a riprendere questa devozione. Molte altre chiese romane seguirono questo esempio, soprattutto dopo che Pio VI l’11 febbraio 1789 aveva concesso l’indulgenza plenaria a tutti coloro che vi partecipavano. L’edizione romana del 1801 nomina già diciassette chiese dove veniva celebrata la funzione del Venerdì Santo. [...] Con le edizioni italiane dell’opera di Messia abbiamo davanti, per così dire, il libretto delle composizioni delle Agonie. Nell’introduzione viene descritto in dettaglio lo svolgimento della devozione. Inizia il Venerdì Santo alle 12 e deve durare esattamente tre ore. Il crocifisso sull’altare è attorniato da candele accese».
 

Tali libretti fanno presente che le Tre Ore sono una liturgia impegnativa: deve durare esattamente tre ore, e il celebrante dovrà affrettarsi o rallentare a seconda dell’andamento della celebrazione:


«Qui si avverte che il Direttore dee andarsi conformando al tempo, talché non ne manchi alle Tre Ore, né sopravanzi, poiché questa divozione vuol terminarsi nel tempo appunto che Gesú Cristo spirò: quindi o piú adagio dee andare, o piú presto in quel che legga che reciti, come la misura del tempo richiederà. Conoscendo che tuttavia ne rimanga assai, potrà framezzare il canto de’ versi con una esortazioncella, o due, dove cadranno a proposito, e impiegherà a questa maniera piú tempo per arrivare colla divozione al termine delle tre Ore».


Magda Marx-Weber spiega che, se al termine del programma non fossero ancora trascorse tre ore, il tempo rimanente sarebbe stato coperto con l’aggiunta di altri canti, come il Vexilla Regis.

Il testo delle Sette Parole adottato a Belvedere è, in base a quanto rilevato dal confronto con altre tradizioni che adottano il testo “dei gesuiti”, proprio quello tradotto in italiano da Francisco Javier Ceballos. Per molto tempo, tuttavia, i testi sono stati a lungo attribuiti a Pietro Metastasio (1698-1782), che però era particolarmente attento a definire la paternità dei suoi testi e non ha lasciato documenti in tal senso. In effetti però, in entrambe le strofe della Prima parola si ritrovano versi della parafrasi del Miserere di Metastasio: è probabile che il traduttore si sia liberamente ispirato al grande poeta settecentesco. Magda Marx-Weber rileva poi che Pedro Cordón ha aggiunto ai versi di Ceballos sette sue più lunghe poesie (ciascuna di sei strofe), che però non sono giunte nella tradizione belvederese.


 

L’adattamento musicale

 

Scriveva nel 1801 Joseph Haydn in merito alla composizione dei suoi Septem verba Christi in Cruce (testo riportato da Pauline D. Townsend, Joseph Haydn, Searle & Rivington, 1884):


«Una quindicina di anni fa, mi è stato richiesto da un canonico di Cadice di comporre musica strumentale sulle sette ultime parole del nostro Redentore sulla croce. Era consuetudine presso la chiesa principale di Cadice tenere ogni anno un oratorio durante la Quaresima, l’effetto della rappresentazione veniva rafforzato dalle seguenti circostanze: pareti, finestre e colonne della chiesa erano coperte da panni neri e solo una grande lampada appesa al centro del tetto rompeva il buio solenne. A mezzogiorno, le porte venivano chiuse e la cerimonia aveva inizio. Dopo un breve servizio il vescovo saliva sul pulpito, pronunciava la prima delle sette frasi e proseguiva con un commento. Terminatolo, lasciava il pulpito e cadeva in ginocchio davanti all’altare. L’intervallo veniva riempito dalla musica. In modo analogo poi il vescovo pronunciava la seconda parola, poi la terza e cosí via. L’orchestra seguiva la conclusione di ogni sermone. La mia composizione era soggetta a queste condizioni, e non è stato dunque un compito facile comporre sette adagi della durata di dieci minuti ciascuno, che richiamassero il testo e senza affaticare gli ascoltatori».

 

Tra XVIII e XIX secolo musicarono poi le Sette Parole nella traduzione italiana di Ceballos diversi maestri, soprattutto di scuola napoletana, quali Giuseppe Giordani (1793), Nicola Antonio Zingarelli (1825) e Saverio Mercadante (1838).

Per quanto riguarda le musiche belvedersi, invece, non è possibile risalire all’autore. In tutta Italia si registrano diversi adattamenti musicali delle Tre ore d’agonia ancora in uso sul web sono disponibili diverse registrazioni di questi, ma nessuno corrisponde alla versione belvederese. Molto probabilmente, come per la Via Crucis, si tratta di composizioni locali (per quanto molto più complesse e liriche rispetto agli adattamenti delle quattordici stazioni). Ad oggi, la celebrazione del rito a Belvedere non dura tre ore, e ad ogni “parola” segue una breve omelia del predicatore.

 

 

La Processione serale del Venerdì Santo

 

A completamento della Processione di Penitenza al Calvario del Venerdì Santo mattina, la pietà popolare, certamente in tempi più recenti, ha aggiunto un'altra processione da inquadrare sempre nell'ambito del dramma liturgico della Passione e Morte di Gesù Cristo: la Commemorazione delle Tre ore d’Agonia.

 

 

Nella chiesa di S. Maria del Popolo, la sera del Venerdì Santo al termine della liturgia della Parola e dell’Adorazione della Croce, inizia la Commemorazione delle Tre ore d’Agonia chiamata anche Predica sulle Sette Parole di Gesù in Croce.
Nella chiesa si effettua una vera e propria istallazione del “Calvario”, grazie alle statue del Crocifisso, dell'Addolorata e di S. Giovanni Evangelista, lasciate appositamente in questa stessa chiesa il Venerdì Santo mattina, di ritorno dal Calvario. La pratica consiste nel canto di versi ispirati alle parole pronunciate da Gesù crocifisso e nelle meditazioni proposte del predicatore di turno: un prologo cantato ed altri sette canti, ognuno per ogni Parola, che precedono ed introducono le meditazioni omiletiche.

 

 

I TESTI DELLE SETTE PAROLE

LA MUSICA DELLE SETTE PAROLE

(Antica partitura donata dal maestro Antonio Siciliano)

Introduzione

Già trafitto in duro legno

dall'indegno popol rio

la grand'alma, un uomo Dio,

va, sul Golgota, a spirar,

va, sul Golgota, a spirar.

 

Voi che a Lui fedeli siete

non perdete, o Dio, i momenti;

di Gesù, di Gesù gli ultimi accenti

dhe, venite ad ascoltar...

Dhe, venite ad ascoltar.

I - "Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno."

Di mille colpe reo, lo so Signor, io sono:

non merito perdono, ne'l più il potrei sperar...

Non merito perdono, ne'l più il potrei sperar...

 

Ma senti quella voce che per me prega e poi...

Lascia Signor se puoi, lascia di perdonar!

Ma senti quella voce che per me prega e poi...

Lascia Signor se puoi, lascia di perdonar!

Lascia Signor se puoi, lascia di perdonar!

Di perdonar! Di perdonar!

II - "Oggi, sarai con me in Paradiso!"

Quando morte, coll'orrido artiglio,

la mia vita a predare venga.

La mia vita a predare venga.

Dhe, Signor, ti sovvenga di me.

Tu mi assisti nel fiero periglio

e deposta la squallida salma,

venga l'alma a regnare con Te...

a regnare con Te.

 

Tu mi assisti nel fiero periglio...

Tu mi assisti nel fiero periglio

e deposta la squallida salma,

venga l'alma a regnare con Te...

venga l'alma a regnar  con Te!

III - "Donna, ecco tuo figlio. Figlio, ecco tua madre!"

Volgi, dhe, volgi a me il tuo ciglio

madre pietosa! Poiché amorosa!

Ma qual tuo figlio devi guardare.

Di tanto onore degno mi rendi,

del santo amore, tu il cor mi accendi.

Né un solo istante, freddo e incostante,

ah! mai non sia, Gesù e Maria,

lasc'io d'amar, lasc'io d'amar.

IV - "Dio mio! Dio mio! Perché mi hai abbandonato."

Dunque, dal Padre ancora, dal Padre ancora

abbandonato sei.

Dunque, dal Padre ancora, dal Padre ancora

abbandonato sei.

Ridotto t'ha l'amore a questo buon Gesù!

Ridotto t'ha l'amore a questo buon Gesù!

Ed io coi falli miei...

Per misero gioire, potrotti abbandonare?

Potrotti abbandonare? Potrotti abbandonar?

Piuttosto, o Dio, morire. Piuttosto, o Dio morire!

No, non più peccar, non più peccar, peccar non più,

peccar non più!

Non più, non più, non più peccar!

Non più, non più, non più peccar, peccar non più!

V - "Ho Sete!"

Qual giglio candido allorché il cielo

nemico negagli il fresco umor.

Il capo languido sul verde stelo

nel raggio fervido posa talor.

Fra mille spasimi, tal pur esangue,

di sete lagnasi il mio Signor.

Ov'è, ov'è quel barbaro che mentr'Ei langue

il refrigerio di poche lacrime gli neghi ancor...

gli neghi ancor!

VI - "Tutto è compiuto."

L'alta impresa è già, è già compita.

L'alta impresa è già, è già compita.

E Gesù, e Gesù con braccio forte

negli abissi, negli abissi la ria morte

vincitor, vincitor precipitò.

Chi alla colpe ormai ritorna, ormai ritorna,

della morte, della morte brama il regno

e di quella vita è indegno,

che Gesù ci ridonò. Che Gesù ci ridonò!

VII - "Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito."

Jesus autem. Jesus autem, emissa voce magna,

emissa voce magna, expiravit.

E Gesù morì! E Gesù morì!

Ricopresi di nero ammanto il cielo.

I duri sassi spezzansi. Si squarcia il sacro velo.

E l'universo attonito compiange il suo Signor!

Gesù morì! Gesù morì!

Insensibile, insensibile in mezzo a tanto duolo...

...in mezzo a tanto duolo,

più dei macigni stupido, più dei macigni stupido

resterà l'uomo solo... che coi suoi falli origine,

che coi suoi falli origine fu del comun dolor.

Gesù, Gesù, Gesù, Gesù morì.

 

Nel frattempo i fratilli, dopo essersi radunati presso la Chiesa di Maria SS. delle Grazie e Consolazione per ricomporre la fila, sono giunti davanti la Chiesa di Santa Maria del Popolo in tempo con la conclusione della Commemorazione dell'Agonia. Si ricompone così la processione, con in testa le tre croci delle confraternite e i fratilli, che fa ritorno nella Chiesa di Maria SS delle Grazie e Consolazione accompagnata dalla banda musicale che esegue la marcia funebre Jone.

 

  

 

  
 

 

Al rientro della processione nella Chiesa di Maria SS delle Grazie, i riti della Settimana Santa di Belvedere Marittimo, si concludono con la Benedizione dei fedeli con la Reliquia della Santa Croce e con il bacio della reliquia stessa durante l'esecuzione corale dei canti della tradizione popolare.

 

Da scaricare: Benedizione con la Reliquia della Croce e Adorazione

 

 


 

 

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